L’Impressionismo a Palazzo Zevallos, da De Nittis a Gemito
– C’era un tempo in cui Napoli era un centro culturale invidiabile, una miniera, il cui oro era rappresentato da poeti, pittori, scultori e, in generale, da artisti. Napoli era un po’ una meta ambita, un luogo dove bisognava andare almeno una volta nella vita per vivere un’esperienza che rimanesse indelebile, che cambiasse il proprio percorso artistico o che contribuisse ad arricchirlo. Napoli, per grandi nomi del passato, è rimasta nel cuore ed è stata, attraverso la sua bellezza, fonte d’arte. La città, però, non ha solo suscitato bei sentimenti negli “stranieri”. È stata anche capace di partorire una serie di artisti che hanno fatto parte di un filone napoletano esportato all’estero, dove sono stati apprezzati in lungo e in largo. Nella seconda metà dell’Ottocento, a Parigi, diversi pittori e scultori napoletani hanno lasciato il segno, o, per meglio dire, una traccia. “Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’impressionismo” è una mostra che mette in evidenza quella traccia, a Palazzo Zevallos fino all’8 aprile 2018. Era l’epoca in cui il numero di pittori e scultori napoletani presenti a Parigi era consistente, più degli altri artisti provenienti dal resto d’Italia. O attraverso le opere inviate ai Salon e alle Esposizioni Universali o di persona, la presenza di artisti napoletani a Parigi durante il periodo impressionista è stata importante, un punto di arricchimento culturale sia dal punto di vista francese che di Napoli. La mostra si concentra in particolar modo su De Nittis, di cui sono esposte circa trenta opere, tra cui una è inedita. Dell’artista, con il suo celebre salotto parigino dove accoglieva altre importanti personalità napoletane, tra cui Antonio Mancini, che giungevano a Parigi, famoso è il suo “Alle corse di Auteuil” del 1883, opera scelta come locandina della mostra. Importante è anche la sezione incentrata su Vincenzo Gemito di cui si potranno ammirare diversi ritratti e il suo capolavoro, il “Pescatoriello”, arrivato in prestito dal Museo Nazionale del Bargello a Firenze e presentato all’Esposizione Universale del 1878. A cura di Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca, la mostra espone anche altre opere, che portano le firme di Francesco Paolo Michetti, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Giacomo Di Chirico, Alceste Campriani. Un’opera dopo l’altra, si comprende il processo con cui, tra Vesuvio e Senna, tra Napoli e Parigi, la pittura napoletana si è sviluppata, dando poi vita alla cosiddetta “pittura della vita moderna”.
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