A Sant’Antonio si accendono i fuochi, il rispetto di un rito

A Sant’Antonio si accendono i fuochi, il rispetto di un rito

Tiziana Barrella

-Il 17 gennaio si festeggia secondo la tradizione cristiana Sant’Antonio Abate – protettore degli agricoltori e degli animali. In molte zone d’Italia i festeggiamenti avvengono accendendo grossi falò, realizzando processioni e celebrazioni religiose – organizzate talvolta dalle stesse comunità parrocchiali – allestendo carri allegorici in cui sono raffigurate figure apotropaiche e preparando pietanze tipiche caratteristiche del luogo.

Il Santo secondo il narrato, nacque in Egitto e morì all’età di oltre 100 anni nel 356 d.C. abbandonò ogni cosa per condurre una vita semplice sulle rive del Mar Rosso. Operava fra la gente comune effettuando guarigioni miracolose. Combatté inoltre costantemente contro il diavolo e tal cosa fece accrescere la sua fama al punto da ricordarlo fino ai giorni nostri. Ma la venerazione di Sant’Antonio deriva in realtà da culti pagani. Il cristianesimo come sappiamo, ha favorito il passaggio tra antichi riti agricoli e le nuove festività senza però stravolgere totalmente le usanze popolari che sono piuttosto radicate nella tradizione. Il culto del santo è un omaggio al risveglio della natura ed all’avviarsi verso la primavera che avverrà con il solstizio del 20 marzo, gli antichi infatti erano molto in sintonia con i cicli vitali della terra. Vero è che omaggiavano la dea Cerere – Demetra per i greci – proprio al fine di proteggere le messi, favorire buoni raccolti e garantire la fertilità; una splendida e maestosa raffigurazione scultorea della dea è  visibile nell’Aperia della Reggia di Caserta.

L’icona di Sant’ Antonio Abate è rappresentata solitamente con un bastone, simbolo di sostegno per gli ammalati, un tau, celebre croce, un maiale e il fuoco ai suoi piedi. Il fuoco è infatti proprio l’elemento centrale utilizzato per celebrare la festività. Molto nota è anche una celebre malattia  che porta il nome del santo il “ fuoco di Sant’Antonio” un’eruzione cutanea molto dolorosa che si diffonde rapidamente producendo fastidiose vescicole (Herpes Zoster). Il santo viene invocato a tutela perché sembrerebbe che ne fu affetto.

Sant’ Antonio Abate è ricordato anche per una leggenda che lo vede protagonista insieme al suo fedele maialino, di un piccolo inganno messo a punto contro i demoni dell’inferno. Deciso a donare il fuoco agli uomini, tentò di accedere negli inferi senza successo; i demoni posti a tutela della porta di ingresso infatti non favorirono affatto il suo passaggio. Ma ciò che accadde e che consentì al santo di poter compiere il suo intento fu davvero straordinario. L’impavido maialino infatti, sgattaiolando via attraversando la porta degli inferi fra le gambe del demone, creò un gran baccano al punto tale che i demoni, inutilmente affannati nel tentativo di acciuffare il porcellino, consentirono al santo di introdursi nell’inferno per recuperare il velocissimo ed inafferrabile quadrupede. Nessuno però poteva mai immaginare che il santo, in quella circostanza, nascondesse un pezzettino di brace all’interno della sua ferula che donò una volta uscito, agli esseri umani. 

La Campania è sempre presente nella celebrazione della memoria di un santo e dei suoi prodigi attraverso vere e proprie rappresentazioni e manifestazioni che durano, come in questo caso, anche più di una giornata. Fra i siti in cui si celebra questa festività Macerata Campania riesce a mettersi piuttosto in evidenza data la oramai rinomata tradizione. La processione del santo comincerà dal giorno 15 fino al 17 gennaio c.a. e sono previsti carri musicali, meglio conosciuti come “Battuglie di Pastellessa” (la pastellessa è una pietanza locale a base di castagne e al contempo il nome di una musica popolare) fuochi pirotecnici; il gioco del palo di sapone. Non mancano solitamente i suggestivi spettacoli musicali realizzati dai “bottari” che hanno un’abilità davvero singolare ovverosia quella di creare suggestivi suoni attraverso la percussione di botti, tini e falci, creando così una magica atmosfera  che fonde sapientemente folclore, tradizione e religiosità!

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Tiziana Barrella
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Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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