Al PAN la ragazza afgana e altre storie di Steve McCurry
(Mario Caldara) – L’arte può essere definita in diversi modi. È sicuramente uno strumento con cui veicolare emozioni, una sorta di canale preferenziale tra due cuori, quello dell’autore e quello dello spettatore. L’artista dà sfogo alle proprie sensazioni, al mondo che vede e sente, tentando di comunicarlo agli animi incantati e attratti dalle sue creature e, per questo, aperti a comprenderne la pluralità di contenuti. Ora, e fino al 2 febbraio, Steve McCurry ha un canale preferenziale con Napoli. Il Palazzo delle Arti di Napoli, infatti, ha aperto le porte all’ennesimo grande nome ed è stato fin da subito un gran successo.
Un successo atteso, preventivato, quello di una mostra fotografica che ricalca la vita e, quindi, le esperienze di McCurry, attraverso sguardi, soggetti, paesaggi. Fin dagli anni ’70 impegnato come fotoreporter, mostra attraverso le sue fotografie luoghi senza pace, fatti di guerre e di persone segnate, deteriorate, ma, nonostante tutto, ancora vive. Come a dire che la vita è immensa, che può essere scalfita ma non soppressa dalle brutture del mondo. E, nell’ammirare quei capolavori, si rimane ghiacciati da tanta cruda realtà. La ragazza afgana, forse la fotografia più celebre della produzione fotografica di McCurry, incanta ancora chi la guarda e trafigge i cuori con quegli occhi sgranati, le labbra serrate e la sua bellezza magnetica. Un volto sul quale è impressa l’anima di un essere umano incantevole, che, nonostante sia circondata da un’aria malinconica, conserva intatta la sua grazia. E, come la ragazza afgana, tutti i volti fotografati da McCurry lasciano il segno in chi sta ad ammirarli. La condizione umana, la bellezza e la meraviglia in cui si è imbattuto durante i suoi viaggi, sono elementi portanti nelle opere di McCurry. Colpisce immediatamente la stretta attualità nella sua produzione, avendo come soggetti coloro che appartengono a popolazioni costrette ad allontanarsi dalla propria terra per sfuggire a qualcosa di terribilmente irrimediabile.
Come ha saputo trarre poesia dai volti, poi, McCurry ha immortalato col suo obiettivo l’atrocità che ha dominato e che ancora padroneggia in alcuni luoghi. Le Twin Towers, la guerra del Golfo, il conflitto in Afghanistan, il Giappone post tsunami, i bambini soldato o il dolore degli ospedali, sono tutte realtà che l’artista ha visto, ha vissuto, come testimoniano, per esempio, le fotografie in bianco e nero scattate tra il 1979 e il 1980 durante la sua prima missione in Afghanistan. Un autentico viaggio nell’universo di McCurry, quello che aspetta, che va a interessare i punti più disparati del globo. Medio Oriente, Sudest asiatico, Africa, Stati Uniti, Cuba, India e la stessa Italia, si ha la sensazione di salire su un treno immaginario ad alta velocità che segue un percorso artistico favoloso, la cui ultima fermata corrisponde al Palazzo delle Arti di Napoli.
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