Anima Arcaica, la mostra di Maurizio Dusio al Museo di Teano
-Prossima a concludersi lunedì 31 luglio la mostra «Ohnezeit» (dal tedesco, «Senza tempo»), «Anima Arcaica». L’allestimento, a cura dell’archeologa e professoressa di discipline classiche Angela Carcaiso, presso il Museo Archeologico di Teanum Sidicinum di cui è direttore Antonio Salerno. Il Museo è ubicato sotto i possenti archi di pietra della Cavallerizza della cittadina altocasertana di Teano. Dallo scorso 29 aprile, in esposizione le opere del pittore e scultore Maurizio Dusio, i cui manufatti artistici, per la prima volta in mostra in Campania, sono transitati per le più importanti gallerie d’Italia, a Parigi, Berlino, New York e Shanghai.
A patrocinare la mostra il Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali), la Camera di Commercio di Caserta, il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), l’Ispc (Istituto di scienze del patrimonio culturale), il Comune di Teano, l’associazione «Gruppo Archeologico Falerno Caleno» e la web & marketing company «Brainsatwork». Con il contributo della Provincia di Caserta e dell’azienda Parsifal Advisoring & Consulting Srl (Società a responsabilità limitata).
L’arte di Maurizio Dusio sembra «negare la dimensione del dialogo retorico con l’antichità», osserva la storica dell’arte Fiorella Fiore. Come attesta il significato stesso del titolo dell’esposizione, «“Time is out of joint”»: il tempo appare fuori da ogni controllo, «si annulla» per Angela Carcaiso, di esso «le cose recano le lacrime», rammenta Maurizio Dusio. In aggiunta, considera la Fiore, «se è vero l’assunto crociano secondo cui ogni storia è storia contemporanea, tutto ciò che è presente in un museo è stato anch’esso contemporaneo a sé stesso»; del resto, lo stesso Dusio «cita i musei come “contenitori di vestigia di un processo entropico” perché l’entropia è una forza che non potrà mai abbandonare l’umanità». A questa entropia esiste una risposta, sebbene non una soluzione: «Quella spinta inesauribile verso la conoscenza, amuleto di senso per orientarsi nel caos di ogni tempo e che porta, dopo ogni caduta, ad una nuova rinascita».
In tal senso, creativo e ‘ricreativo’, il linguaggio artistico dello scultore-pittore, «enigmatico e allo stesso tempo rivelatore» (secondo la definizione del Gruppo Archeologico Falerno Caleno), affonda le proprie radici estetiche e ‘filosofiche’ nelle culture arcaiche italiche e, integra Fiorella Fiore, pare «volerci interrogare su cosa siamo disposti a imparare dalle lezioni del passato». Nello specifico dell’allestimento della mostra, le statue oggetto di esposizione, spiega la Carcaiso, «si sono collocate da sole» lungo i principali snodi temporali – dalle fasi più antiche della preistoria fino alla tarda antichità (VI-VII secolo d. C.) – che contraddistinguono l’assetto del museo di Teano, nel cui sistema si trovano custodite le espressioni più alte e profonde della fiera civiltà italica dei Sidicini. Le quali genti sidicine, ricorda Antonio Salerno, «trovarono nel territorio collinare alle falde del vulcano di Roccamonfina, ricco di sorgenti e corsi d’acqua, evocati nei sidicina aequora di Virgilio, i luoghi dove costruire i loro villaggi, elevare santuari e impiantare necropoli».
Fra le realizzazioni maggiormente rappresentative, quella raffigurante Demetra, «divinità materna “dalle belle chiome”, patrona dei riti misterici; nel busto ostenta la sua ctonia identità, con file di squarci geometrici, richiamo simbolico alle tombe etrusche cavate nella roccia viva», come la descrive Angela Carcaiso che, nel complesso, giudica le sculture di Dusio veglianti «tra severe dee dall’alto polos e implacabili guerrieri di terracotta». D’altronde, suggella Antonio Salerno, «le opere di Maurizio Dusio hanno la capacità di risvegliare la silente armonia delle cose e restituire al Museo l’originaria dimensione di macchina delle meraviglie».
La «silente armonia» rilevata da Salerno torna nelle riflessioni della storica dell’arte Fiore, che parla di una mostra dominata dal silenzio, con sculture solitarie, taciturne, simili alle «Vigili meditanti anime ne la pietra» identificate da Gabriele D’Annunzio nelle Erme di Villa Medici. Al pari di loro, altrettanto «altere, magnetiche, liminari» risultano le opere scultoree di Maurizio Dusio. Conclude Angela Carcaiso, «il loro arcano messaggio è appena sussurrato, rivelato a fior di labbra. Un vaticinio mai compreso. Nella terra delle Sibille, il destino degli uomini è affidato al soffio del vento».
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