Caro vescovo ti scrivo, i fedeli di Casolla vogliono don Nicola

Caro vescovo ti scrivo, i fedeli di Casolla vogliono don Nicola

Luigi Fusco

-Un gruppo di fedeli di Casolla e di Piedimonte di Casolla hanno di recente scritto una “lettera aperta” al Vescovo di Caserta S.E. Monsignor Pietro Lagnese, appellandosi, in maniera accorata, affinché lo stesso presule possa ritornare sui suoi passi ed evitare il trasferimento dell’attuale parroco don Nicola Lombardi dalla loro comunità parrocchiale a quella di San Bartolomeo Apostolo in Centurano. L’iniziativa nasce a seguito degli attuali cambiamenti che monsignor Lagnese sta apportando nelle parrocchie della sua diocesi e ai conseguenziali spostamenti dei preti che fino ad ora le hanno animate.  Nella “missiva”, oltre le ragioni e le dovute riflessioni circa i mutamenti messi in atto dal Vescovo e il ruolo spirituale, nonché sociale, svolto da don Nicola nei suoi cinque anni presso le chiese dell’arcipretura casollese, sono manifesti anche i sentimenti che in questo momento stanno attraversando l’animo di molti fedeli della comunità.  “Rabbia, delusione, incredulità”, più che semplici sostantivi sono vere e proprie sensazioni che emergono a seguito di una profonda analisi sulla spiacevole situazione che si è venuta a creare, in quanto le stesse comunità dei due “borghi sentono il perpetuarsi di azioni che puntano alla distruzione della loro identità, che evidenziano il loro non essere parte di un progetto spirituale a livello diocesano”. Per i casollesi l’allontanamento di don Nicola Lombardi è da considerarsi una ferita profonda, “la consapevolezza del non ascolto”, ma anche il rivelarsi di una sfiducia nei confronti dell’istituzione clericale.  Per quanto sia necessario il cambiamento all’interno di una diocesi, è pur vero che nella stessa possano esservi realtà come quella di Casolla e del Mezzano, entrambe animate fino ad ora da don Nicola, che hanno dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, di esser state costruttori “di un unico esempio di Unità Pastorale” totalmente immerso nell’intero tessuto cittadino.  Pertanto, gli stessi fedeli “chiedono la meritata attenzione alla richiesta di continuare a vivere il Cambiamento vero, quello delle anime e non quello falso della diversa locazione”. Di seguito la lettera al Vescovo Pietro Lagnese.

REVERENDISSIMA ECCELLENZA,

chi scrive è un gruppo di fedeli dell’Unità Pastorale, nella fattispecie le frazioni di Casolla, Mezzano, Piedimonte e Staturano. 

Probabilmente per voi, queste sopra indicate sono solo delle parole, dei termini, o forse “agglomerati” luoghi, ma la realtà è ben diversa.  Quelle appena citate sono delle COMUNITA’ formate da giovani, adulti, persone sole e anziane, in sintesi, sono FAMIGLIE DI UNA SOLA FAMIGLIA. Il senso di questa lettera vuole essere la prova di un atteggiamento rivolto alla SINODALITÀ, provando a costruire insieme, provando ad essere ascoltati.  Ne abbiamo parlato tanto in questi mesi, no?

Come chiesa ci siamo interrogati su cosa fare, ci siamo incontrati diverse volte, prima nelle nostre parrocchie, poi al difuori di esse, abbiamo partecipato a diversi incontri di foranie ed incontri diocesani. Ognuno di noi, in qualità di POPOLO SANTO DI DIO, ha lasciato i propri impegni e le proprie famiglie, per qualche ora, per provare a COSTRUIRE INSIEME UNA NUOVA CHIESA. E come era ben chiaro anche prima di questi incontri sinodali, sembra ovvio che per COSTRUIRE una nuova CHIESA, c’è bisogno esclusivamente di DARE ASCOLTO A CHI LE PARROCCHIE LE VIVE E PROVA AD OPERARE nei vari settori che la costituiscono. 

Il punto 10 della relazione finale sinodale evidenzia: “ALCUNE COMUNITA’ APPAIONO A VOLTE PIU’ COME CENTRI DI SERVIZI RELIGIOSI”. 

E questo è un po’ quello che abbiamo provato noi, quando 5 anni fa ci fu tolto il parroco, dopo soli 4 anni di servizio pastorale ed è quello che proveremo ancora una volta se anche Lei seguirà la scelta del suo predecessore, perché questo diventeranno le nostre parrocchie: CENTRI DI SERVIZI RELIGIOSI, in cui si “attingeranno” solo Sacramenti e nulla più.  Le nostre parrocchie, le nostre comunità, stanno e hanno sofferto MOLTO. 

In pochi anni, si apprestano di nuovo a SUBIRE decisioni che dipendono da errori altrui. Purtroppo, mons. D’Alise, che non ha avuto modo di portare a termine quanto da egli stesso stabilito, avrebbe dovuto nominare un parroco per le comunità di Casolla e di Piedimonte dopo un anno dalla nomina di Don Nicola come amministratore (stando al regolamento), evitando così che i fedeli (e non) delle suddette realtà parrocchiali instaurassero un rapporto tanto forte con il sacerdote chiamato semplicemente ad amministrarle, in attesa del parroco che sarebbe rimasto con loro per 9 anni. SICURAMENTE non è giusto che tale inadempienza da parte della diocesi ricada sulle nostre comunità, come invece sta accadendo. Ed è su questo che ci appelliamo sua Eccellenza! Dopo soli 5 anni, o meglio, 2 anni e mezzo considerando la Pandemia, ci sembra surreale la Sua proposta, venendo già da un’esperienza passata la quale è durata solo 4 anni. LE NOSTRE COMUNITA’ SONO STUFE. BASTA SUBIRE! 

Non vorremmo mai pensare di essere parrocchie, secondo Lei, di serie B.  

Lei prima di essere Vescovo, è stato SACERDOTE, e sicuramente conoscerà le fatiche pastorali parrocchiali, conoscerà anche il tempo che ci impiega un parroco per costruire dei progetti, delle realtà pastorali e tant’altro.  Lei lo saprà molto bene, visto che nella sua parrocchia, dove ha fatto servizio da parroco, ha costruito tantissime realtà. Ciò è stato possibile grazie, innanzitutto, alla sua tenacia, ma anche grazie al fatto di aver avuto il tempo di lavorarci. Ben 27 anni! Eccellenza, saremo molto franchi: ci siamo stancanti di riiniziare ogni volta puntualmente tutto da capo. Si sono stancati i giovani, che continuano ad allontanarsi dalle parrocchie perché troppo spesso hanno perso il punto di riferimento che vedevano nella figura del parroco (e, a questo punto, come dargli torto), si sono stancate le famiglie della comunità che sono state sempre costrette a cambiare modi di fare e di agire perché non in linea con il nuovo parroco, adattandosi come da buon popolo alle abitudini di quest’ultimo. Purtroppo, ed è quello che più ci rammarica, i risultati di questa Sua scelta si vedranno a breve. Don Nicola sta provando a fare tanto per le nostre comunità cercando di far riavvicinare i giovani alla CHIESA, che hanno deciso di smettere di fidarsi di questa e di chi la “governa”, perché arrivati a questo punto è proprio di ciò che si tratta.  Una richiesta Le facciamo oggi: ci consenta i 9 anni di mandato del nostro caro Don Nicola, come stabilisce il diritto canonico. Ce li MERITIAMO Eccellenza! 

Trascorso tale lasso temporale saremo anche pronti ad accettare chi Lei vorrà affidarci come nuova guida. Abbiamo bisogno di portare a termine i progetti avanzati con don Nicola all’inizio del suo mandato (oltre i 5 progetti già approvati e finanziati relativi ai vari recuperi delle nostre parrocchie). 

Alla fine dei 9 anni, almeno, avremo la consolazione, che ANCHE LE NOSTRE COMUNITA’ siano state trattate COME TUTTE LE ALTRE. A tal proposito, ci consenta di esprimere un’opinione: abbiamo l’impressione, che noi comunità da LEI considerate più piccole, o comunque non di grandezza pari a quelle presenti in città, siamo quelle che possono cambiare Sacerdote con più frequenza. Correva l’anno 2017, quando mons. Giovanni D’Alise, da un giorno all’altro comunicò lo spostamento di Don Fernando Latino e la creazione dell’Unità Pastorale. Noi, le nostre comunità, tutti, ci sentimmo destabilizzati. Dopo solo 4 anni ci ritrovavamo senza parroco e con un sacerdote che aveva il compito di ricoprire tre realtà pastorali. Vi lasciamo immaginare come ci sentimmo trattati!  Sarebbero tanti i motivi da elencare, le cose da dire, ma non vogliamo dilungarci ancora, ora sta a LEI decidere se leggere queste righe con il cuore di PADRE, o leggerle a cuore chiuso.  Quanto scritto non vuole essere una polemica ma un semplice pensiero avanzato da tre realtà pastorali. 

Ci piace ricordare che il Suo ingresso a Caserta aveva creato in noi speranza di un vero PADRE e PASTORE il quale ha a cuore tutto il suo POPOLO e GREGGE. 

Nella Sua omelia di ingresso qui a Caserta diceva: VORREI ADOPERARMI PER EDIFICARE UNA CHIESA CHE SIA MENO “PALAZZO”, COME QUELLI DEL “POTERE”, LUOGHI A VOLTE IRRANGIUNGIBILI DOVE POSSONO ARRIVARE SOLO ALCUNI, MA ANCHE MENO “UFFICIO”, I NOSTRI AMBIENTI A VOLTE MI PAIONO COSI’ FREDDI E ANONIMI, QUASI NON-LUOGHI- DOVE SI EROGANO SERVIZI, MA ANCHE SANTI, DOVE NON SI RESPIRA IL CLIMA DI FAMIGLIA, DI CUI SEMPRE, TUTTI E DOVUNQUE, ABBIAMO BISOGNO, SI’. VORREI ESSERE INVECE UN VESCOVO CHE LAVORA PERCHE’ LA CHIESA SIA CASA, FAMIGLIA DI FAMIGLIE.

Adesso tocca a LEI decidere se essere PADRE o POTENTE. Se limitare la chiesa come PALAZZO o come CASA, famiglie di famiglie. 

Scioperi, manifestazioni e quant’altro sono cose che a noi non appartengono. 

Ma esprimere il nostro parere, in primis a Lei che è il diretto interessato e successivamente a tutta la diocesi e a chiunque vorrà condividerlo, crediamo sia un nostro diritto e siamo pronti a farlo utilizzando tutti i mezzi possibili, per condividere quest’ultimo! Con l’auspicio che possa ascoltare le nostre voci e venire incontro alla nostra richiesta, Le porgiamo cordiali saluti.

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Luigi Fusco
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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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