E’ l’ora della religione. Aule quasi piene
(Samuele Ciambriello) – Chi è Gesù? Cosa è la Chiesa? In cosa crede il cristiano? Sono alcune delle domande rivolte a 20mila studenti nell’indagine nazionale sull’ora di religione a scuola, e tremila docenti di religione. E i risultati sono sorprendenti. Lo studio è stato promosso dall’Istituto di Sociologia dell’Università salesiana e da alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana. La ricerca – curata da Sergio Cicatelli e Guglielmo Malizia – è la quarta di una serie avviata inizialmente dagli Istituti di Sociologia e di Catechetica dell’Università salesiana e proseguita ultimamente anche con il sostegno dei citati uffici della Cei. L’ora di religione è un percorso sempre in bilico tra il catechismo, la chiacchiera tra amici e il senso religioso della vita e dei suoi reali problemi.
Ecco, sarà per questo che, nonostante le chiese siano sempre più vuote, ancora l’88% degli studenti sceglie di frequentare l’ora di religione. Più stabile al Sud, scende invece al Nord. Nell’anno scolastico 1993-4 erano il 93,5%.
Gli insegnanti di scuola statale interpellati hanno individuato: una buona capacità di rispondere alle domande di senso degli studenti (67,4%), i rapporti che si creano tra insegnante e studenti (62%), la possibilità di affrontare problematiche morali ed esistenziali (61,5%), la promozione del dialogo interreligioso e del confronto interculturale (57,3%). I punti di debolezza messi in luce riguardano invece: la poca incidenza della valutazione (59,1%), lo scarso numero di ore (49%) e la persistente confusione con la catechesi (46,3%).
L’indagine ha coinvolto oltre 20mila studenti – dalle elementari alle superiori – in un campione concentrato in sette diocesi (Novara, Vercelli, Forlì-Bertinoro, Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, Cagliari, Acireale e Roma). Un campione rappresentativo che ha evidenziato uno scenario sostanzialmente positivo per lo stato di saluto dell’Irc, pur mantenendo i piedi rigorosamente per terra. Accanto a domande motivazionali nella scelta della materia – diventato opzionale con la revisione del concordato 30 anni fa – si è cercato di sondare il livello di conoscenza biblica e dei pilastri della fede cattolica.
Ecco allora che tre studenti su quattro sanno che “la Bibbia è stata scritta da uomini ispirati da Dio” e che “i racconti biblici sono stati inizialmente trasmessi a voce”, ma solo uno su due sa che le lingue in cui la Bibbia è stata successivamente scritta sono “ebraico, aramaico e greco”. Buona la conoscenza delle prime parole della Bibbia (“In principio Dio creò il cielo e la terra”) e tra l’80 e il 90% dei campioni sondati riconosce il “senso religioso della creazione”.
Anche la vita di Gesù è nota agli studenti in grande maggioranza: la nascita a Betlemme, la predicazione del Regno di Dio, il Battesimo nel fiume Giordano da parte di san Giovanni Battista, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, per citare alcuni episodi.
Non mancano, a dire il vero, anche risposte degli studenti che lasciano sorpresi, come quando si dice che Gesù affidò la Chiesa a Giovanni e non a Pietro (quasi uno studente su cinque); o che Gesù dopo la risurrezione sarebbe “ritornato alla vita di prima” (uno studente su sei). La vera débâcle, però, tutti e cinque i campioni di studenti la registrano alla domanda di attribuire a quale libro dell’antico testamento la frase “vanità delle vanità, tutto è vanità” (la risposta è il libro del Qoelet).
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