I longobardi e il culto di San Michele, è l’arcangelo guerriero

I longobardi e il culto di San Michele, è l’arcangelo guerriero

Luigi Fusco

– Da nord a sud, in tutti le città e i luoghi che sono stati conquistati o fondati dai longobardi, a partire soprattutto dal nono secolo, hanno tuttora come santo patrono Michele, l’arcangelo guerriero. La sua ricorrenza cade il 29 settembre insieme ai santi Gabriele e Raffaele. Non subito i popoli provenienti dalla Pannonia l’ebbero come loro protettore, ma soltanto in seguito alla loro totale conversione al cristianesimo. L’epicentro del suo culto è sul monte Gargano, in Puglia, dove tuttora insiste il suo santuario, meta ambita da numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. 

L’origine di questo luogo è leggendaria e misteriosa al contempo ed è legata all’apparizione miracolosa dell’arcangelo stesso che avvenne l’8 maggio del 490 d.C. Tra oplomanzie e offerte di digiuni e preghiere, il culto di San Michele, a partire proprio dalla fine del V secolo, cominciò ad avere larga fortuna tra i fedeli cristiani di ogni luogo. Alla sua devozione si intrecciarono immediatamente elementi paganeggianti legati specialmente alla dimensione cultuale del monte. Ai rilievi rocciosi venivano, sin dalla notte dei tempi, attribuiti poteri sacri che prendevano vita attraverso la manifestazione delle forze della natura, a cui venivano associati anche terremoti e temporali.

Michele, il cui vero nome è Mi ka’ el, che significa “chi come Dio?”, era già contemplato nella tradizione veterotestamentaria con il ruolo di capo supremo degli angeli fedeli al Signore, il cui compito era di annientare gli angeli infedeli e il dragone. Questa prerogativa, nel tempo, fece diventare Michele il difensore dei cristiani invocato per combattere e disperdere i nemici della fede. Oltre al mito del guerriero, i longobardi gli diedero anche la funzione di psicopompo, cioè di “pesatore delle anime”. La sua iconografia ha riscosso, sin dall’età alto medievale, una notevole fortuna. Il suo soggetto è difatti raffigurato, sia in pittura che in scultura, in vario modo e secondo gli stili ed i generi che si sono affermati nel corso dei secoli. La matrice figurativa che è venuta a determinarsi nel tempo ha contribuito, inoltre, a dare a San Michele una valenza di tipo taumaturgica, venendo implorato, tramite l’adorazione della sua immagine, per allontanare malattie, sismi ed epidemie. In Terra di Lavoro molto diffuso è il suo culto e tante sono le chiese ed i santuari a lui dedicati. Basti pensare alla Cattedrale di Casertavecchia, fondata su di un’antica cappella longobarda, la cappella di San Michele a Corte a Capua, che sorgeva all’interno del palazzo dei principi longobardi, la Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis, l’Eremo di Maddaloni, cittadina dove è Santo Patrono, la Collegiata di Marcianise ed ancora si ricordano le grotte, straordinarie testimonianze di antichissime architetture rupestri dotate di eccezionali tracce pittoriche del IX secolo, presenti a Carinola, Calvi Risorta, Camigliano e Sessa Aurunca. A questi luoghi ci sono poi da aggiungere tanti altri siti, noti e meno conosciuti, intitolati anch’essi al Santo Guerriero Celeste.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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