In viaggio con le emozioni, imparando a comunicarle agli altri
Armando Rispoli (psicologo e psicoterapeuta)
– Quarantamila anni fa, gli esseri umani, divisi in piccoli gruppi, popolavano il mondo. Sopravvivere, per loro, era un’impresa quotidiana. Senza antibiotici e vaccini le malattie e le infezioni, spesso, non lasciavano scampo. Ma anche una semplice bacca velenosa o del cibo andato a male potevano essere fatali. Per non parlare dei terribili carnivori sempre in agguato. Oggi mentre guidiamo l’auto, immersi nei nostri pensieri, e improvvisamente vediamo le macchine davanti a noi rallentare, repentinamente mettiamo in atto una serie di comportamenti finalizzati a rallentare a nostra volta per non incappare in un incidente. Cosa ci aiuta a difenderci dalle minacce dell’esistenza? Le emozioni. La parola stessa, emozione, che viene dal latino exmovere, suggerisce l’idea di movimento. Le emozioni, in effetti, proprio come “spie” hanno lo scopo di segnalarci specifici pericoli e motivarci all’azione. La rabbia, per esempio, che quando subiamo un torto o un maltrattamento ci induce ad aggredire. La paura, che ci indica che siamo di fronte a un pericolo e che dovremmo darcela a gambe levate. Il disgusto, che ci preserva dalle intossicazioni e dall’ingestione di cibo non commestibile, per esempio stimolandoci a sputare il latte rancido che abbiamo lasciato in frigo qualche giorno di troppo. Le emozioni inoltre comunicano informazioni agli altri riguardo a come percepiamo e interpretiamo gli stimoli interni ed esterni inducendoli a soddisfare i nostri bisogni. Esse non sono né positive né negative, semplicemente alcune ci risultano gradevoli (come l’allegria) mentre altre sgradevoli (come la rabbia e l’impotenza). Tutte hanno un proposito, sono valide e necessarie. Potremmo vederle come preziose compagne di viaggio, come amiche che ci vogliono aiutare e che ci indicano quali sono le nostre necessità. Alle volte però l’intensità delle nostre emozioni sono condizionate dagli apprendimenti e non sempre ci indicano la presenza di una minaccia reale ed imminente. Sono in pratica condizionate dal modo in cui il nostro pensiero interpreta ciò che sta avvenendo. A sua volta il nostro pensiero è condizionato da una serie di apprendimenti che avvengono durante la nostra continua interazione con il mondo. Per questo è bene tenere a mente che seppure le emozioni ci stimolano a compiere certe azioni, non devono costringerci a metterle obbligatoriamente in pratica. Ed è un bene, a volte è saggio non assecondarle. Annullare un colloquio di lavoro, per esempio, è utile a evitare la paura di fare una figuraccia. Ma non a ottenere un lavoro! E’ importante dunque sapere come gestirle per cui per prima cosa dobbiamo imparare a riconoscerle. Saper differenziare, per esempio, se siamo tristi, arrabbiati o delusi e potere riconoscere la situazione concreta o il pensiero che ha fatto sorgere questa emozione, ci dà maggiori informazioni per poi agire di conseguenza. Ad esempio: “Cosa ci ha fatto sentire così? E cosa pensiamo di questa circostanza?”. Scrivere i nostri pensieri su carta può essere utile a chiarire meglio cosa stiamo provando e perchè. Inoltre è importantissimo riuscire a tollerarle in quanto passeggere: Le emozioni vanno e vengono… come le onde del mare. Ogni cosa ha il suo corso. Se ora siamo tristi, non vuol dire che dobbiamo esserlo per sempre, né che siamo persone tristi. Assolutamente non dobbiamo combatterle: quando capiamo realmente che una battaglia diretta contro le nostre emozioni è inutile, possiamo avere un controllo maggiore su di esse. Questo significa non solo lasciare che la sensazione svanisca con il tempo, ma anche cercare di mettere da parte i pensieri negativi che la rendono più intensa, distrarci perché diminuisca di intensità, controllare l’impulsività, ritardare le gratificazioni rimanendo ancora un po’ nell’emozione stessa. A parte disporre delle nostre proprie risorse, possiamo, anzi dobbiamo, esprimere l’emozione e comunicarla alle persone che abbiamo intorno. È necessario condividere le emozioni. Dobbiamo credere negli altri e cercare il supporto di chi potrebbero sollevarci, comunicare i nostri sentimenti e necessità. Solo in questo modo, ci prenderemo cura di noi stessi e aumenteremo il nostro benessere psicologico e relazionale.
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