Laboratorio Teatro Classico, al Garibaldi in scena Le Fenicie

Laboratorio Teatro Classico, al Garibaldi in scena Le Fenicie

Vittoria De Nicola

-Si ritorna a prendere in mano «la maschera dell’azione». Presso il DiLBeC (Dipartimento di Lettere e Beni Culturali) dell’Ateneo “Vanvitelli”, con sede a Santa Maria Capua Vetere, il Laboratorio di Teatro Classico ha recentemente ripreso le proprie attività. E non soltanto nell’ottica della possibilità che offre di coniugare impegni extracurriculari con quelli curriculari. Il laboratorio teatrale, seconda edizione 2022/2023, a cura di e fortemente voluto da Cristina Pepe, docente di Filologia Classica, guarda alla rappresentazione della tragedia Le Fenicie, secondo un copione liberamente tratto da Euripide. La manifestazione è fissata per il prossimo giovedì 30 novembre alle 20,30 al Teatro Garibaldi di Santa Maria. A ingresso libero, la messa in scena giunge nuova rispetto alla prima dello scorso giovedì 21 settembre, tenutasi all’interno del Chiostro del Castello Ducale di Sessa Aurunca.

Si stanno facendo strada, dunque, rinnovamenti e integrazioni alla prima versione inscenata del dramma, la cui denominazione da un corpo di donne orientaleggianti, nelle origini – provenendo dall’antica e «lontana» «isola Fenicia» – e nei movimenti portati sulla scena, in via di ulteriore definizione. Tebe, nell’arcaica regione greca Beozia, il ‘teatro’ dell’azione. Tali «vergini», in movimento verso la qualifica di «ancelle del Dio» Apollo, «offerta splendida» per il suo santuario – situato a Delfi, città dell’antica regione greca della Focide –, si fermano ad assistere alla «maledetta» vicenda oggetto della tragedia: la «sciagurata contesa» dei fratelli Eteocle e Polinice, «infelici figli di un padre infelice», lo «sventurato» «Edipo di Laio», eroe della mitologia greca. La reciproca uccisione dei due posta ‘in campo’ attraverso pannelli riflettenti la luce proiettata a inquadrare il «ferro delle spade» e i soggetti implicati nella «lotta mortale»: in primis i «parenti di sangue» Eteocle e Polinice, poi «Giocasta di Menecèo», madre e «sposa infelice di Edipo». A osservare il «sanguinoso» dramma consumatosi le Fenicie sullo sfondo, Antigone, «germoglio glorioso» del «parto» di Giocasta «contaminata» dal figlio, e l’anziana nutrice della «casa di Edipo».

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Vittoria De Nicola
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Laureata con Lode e Menzione di Merito in “Lettere Classiche” e studentessa in “Filologia Classica e Moderna” presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Innamorata degli studi classico-umanistici è appassionata alla parola, scrive poesie, compone racconti, epigrammi di pensiero e riflessioni. Ha partecipato alla Campagna Nazionale #leggiperme 2020 ed è intenzionata a impegnarsi nel volontariato come donatrice di voce. Coltiva il suo interesse per il teatro anche nell’ambito del Laboratorio di Teatro Classico della Vanvitelli. Aspira all’insegnamento e a diventare una scrittrice.

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