L’uso della parola Tarantella nel contesto linguistico e culturale

L’uso della parola Tarantella nel contesto linguistico e culturale

Chiara Effuso -La parola “tarantella” ha una lunga e complessa storia d’uso che attraversa ambiti musicali, culturali e linguistici. Il termine designa non solo una tradizione musicale e coreutica specifica, ma assume anche valore metaforico in contesti colloquiali e letterari. La tarantella (Treccani) evoca
immediatamente immagini di vivaci danze popolari del Sud Italia, accompagnate da tamburelli e
ritmi incalzanti. Tuttavia, il suo impiego si estende ben oltre il dominio della musica e della danza,
assumendo significati più ampi e simbolici, legati anche alla costruzione identitaria del
Mezzogiorno italiano.
L’origine del termine “tarantella” è incerta, generalmente ricondotta alla città di Taranto, in Puglia,
o al fenomeno del “tarantismo” (Journal of Psychopathology). Quest’ultimo, una sindrome
psicoculturale documentata soprattutto tra il XVI e il XVIII secolo, descriveva i soggetti entrare in
uno stato di trance dopo essere stati (presumibilmente) morsi da un ragno, la tarantola. La danza
frenetica e la musica associata erano considerate una forma di terapia per esorcizzare il veleno. La
parola “tarantella”, dunque, si riferiva inizialmente a questo contesto rituale e medico, radicato in
un immaginario folklorico e simbolico ricco di implicazioni antropologiche. Nel tempo, la
tarantella ha perso il suo legame diretto con il tarantismo, trasformandosi in una danza popolare
distintiva delle regioni meridionali italiane, come la Campania, la Calabria e la Sicilia. Con
variazioni locali, essa è divenuta un simbolo di identità culturale, rappresentato sovente come
emblema del folklore meridionale. In ambiti internazionali, la tarantella è associata all’immaginario
stereotipato dell’Italia “tradizionale”, contribuendo alla costruzione di un’identità culturale
riconoscibile, sebbene talvolta riduttiva. Emblematico, in tal senso, è il suo utilizzo nel film “The
Godfather”, del 1972, e ne suo seguito “The Godfather part II”, del 1974, dove evoca l’italo-
americanità e le sue radici folcloristiche.
Oltre al significato letterale, tarantella è entrata nell’uso colloquiale e figurativo della lingua
italiana. In senso metaforico, il termine indica situazioni caotiche o confuse, come espressioni quali
“fare tutta una tarantella” o “mi hanno fatto una tarantella per ottenere un semplice documento”.
Questi usi, attestati soprattutto nel parlato informale, riflettono non solo l’energia frenetica della
danza stessa, ma anche un certo atteggiamento ironico verso dinamiche sociali o personali percepite
come esagerate o caotiche. La valenza simbolica del termine è stata recentemente rielaborata in
ambito musicale da numerosi artisti contemporanei. Si pensi, ad esempio, all’album Tarantelle, del
2019, del rapper napoletano Clementino, che rivisita il concetto in chiave musicale e identitaria; allo
stesso modo nella canzone INTOSTREET dell’artista Liberato, l’espressione “ma che so’ ‘sti
tarantelle” rimanda a situazioni problematiche e confusionarie, radicate nell’esperienza urbana
partenopea. Ancora più recente è il caso della cantautrice La Niña che, nel brano Guapparìa, del
2025, associa il significato figurato della tarantella a quello performativo e identitario, unendo i

ritmi frenetici della danza tradizionale ad un discorso sulla teatralità e complessità del vissuto
meridionale contemporaneo.
La tarantella ha trovato spazio non solo nella musica, ma anche nella letteratura, nel teatro e nelle
arti visive, spesso con forti connotazioni simboliche. Nel teatro napoletano, ad esempio, la tarantella
è utilizzata come strumento narrativo per rappresentare momenti di festa o di tensione. Basti
pensare ai lavori di Eduardo De Filippo che la impiega come per simboleggiare dinamiche sociali e
familiari napoletane. In letteratura, il termine è talvolta usato per evocare il ritmo frenetico della
vita o per caratterizzare personaggi legati a un’immagine folklorica del Sud.
Nell’era contemporanea, la tarantella continua ad essere un riferimento culturale significativo,
rivisitato sia in ambito artistico che commerciale. Festival folkloristici, produzioni cinematografiche
e performance musicali mantengono vivo l’interesse per questa tradizione, mentre il termine
“tarantella” è talvolta adoperato nel discorso politico o sociale per descrivere situazioni complesse o
dinamiche caotiche.
L’evoluzione semantica della parola “tarantella”, dunque, testimonia la ricchezza e la complessità
del patrimonio linguistico e culturale italiano. Da espressione rituale a simbolo identitario, fino a
metafora linguistica di situazioni intricate e disordinate, il termine riflette non solo la vitalità di una
tradizione popolare ma anche la capacità della lingua di rielaborare e trasformare il significato delle
parole nel tempo. La tarantella, oggi, è molto più di una danza: è una chiave interpretativa delle
identità culturali meridionali e di una finestra sulla continua interazione tra tradizione e modernità.
*Dottorato in Studi linguistici, terminologici e interculturali – Università degli Studi di
Napoli “Parthenope”

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