Ma quanto è vecchia la Befana? Dai riti pagani approda al web
– La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana, viva viva la Befana. Sono i versi della nota filastrocca dedicata alla Befana, il cui culto è più antico di ciò che si pensi. Stando alla tradizione, la sua origine è legata ai riti propiziatori pagani, già attestati intorno al lungo arco di tempo che va dal X al VI secolo a.C. Tali rituali venivano celebrati in onore dei cicli stagionali e delle raccolte nei campi. Per l’occasione, venivano omaggiati i doni della terra relativi all’anno appena trascorso e che stava per rinascere. I romani ereditarono tale consuetudine e l’affiancarono ad alcune cerimonie consacrate al dio Mithra, collocandola nel lasso di tempo che intercorreva tra l’anno solare e il solstizio d’inverno. Venne così individuata la figura mitologica di Madre Natura, cui vennero rivolte solennità che, contestualmente, evocavano la morte e la rinascita della natura e della terra. Questa nuova divinità venne immaginata come un soggetto femminile “volante”.
In un primo momento, venne associata a Diana, nume lunare e protettrice delle partorienti; successivamente, venne identificata con Sàtia, dea della sazietà, o con Abùndia, essenza divina sostenitrice dell’abbondanza.
Alcuni studiosi sono, invece, dell’opinione che la festa della Befana fonda le sue radici in un’antica celebrazione romana, che si teneva sempre in inverno, dedicata a Giano e Strenia, evento in cui erano previsti scambi di regali. Culti più o meno simili erano presenti anche nel nord Europa, soprattutto tra le cosiddette popolazioni norrene. Furono proprio queste ultime a dare un volto alla loro divinità invernale, rappresentandola come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi, vestita di stracci e scarpe rotte. Secondo la loro credenza, questa sorta di strega volava di notte sopra i campi per propiziarne la fertilità.
In età paleocristiana, tale culto venne condannato perché considerato a tutti gli effetti pagano e con influenze sataniche. Nel basso-medioevo venne, poi, a delinearsi la figura della Befana, così come la si conosce tuttora, con una propria caratterizzazione benevola e pertanto non venne più accostata a quella della strega maligna da condannare al rogo.
Con il passare del tempo, il motivo epifanico venne sempre di più accettato dalla chiesa cattolica, tanto che, in seguito, la sua solennità coincise con quella dei re Magi.
Durante il “ventennio” mussoliniano venne, addirittura, introdotta la festività della Befana fascista, ritenuta un’occasione importante poiché venivano distribuiti doni ai bambini appartenenti alle famiglie meno abbienti. Tale evento continuò a godere di singolare fortuna anche dopo la caduta del duce, tanto da esser celebrata nella sola Repubblica Sociale Italiana fino a quando l’Italia non venne definitivamente liberata dalle Forze Alleate.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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