Napoli, il cinema è fatto di Sogni, incubi, deliri. In Casa Morra
– C’è il cinema fatto di perpetua azione e quello fatto di riflessione; c’è il cinema fatto di esplosioni e coreografie appariscenti e quello fatto di inquietudine. Alcuni registi, alcuni autori, usano il mezzo cinematografico per dare concretezza alle proprie paure, ai propri incubi. Le oscurità dell’animo vengono fuori attraverso ambientazioni sinistre, atmosfere tese e silenzi disturbanti. Questo è un tipo di cinema che si vede troppo poco nelle sale, poiché pare che lo spettatore medio non sia così propenso ad accogliere uno stile personale, una riflessione, un’idea, ma più orientato ai prodotti in serie, alle saghe infinite. Tuttavia, andare controcorrente nell’industria cinematografica non ha impedito a certi autori di essere annoverati tra i grandi maestri della settima arte, proprio per la loro particolarità.
Sogni, incubi, deliri è la prima rassegna cinematografica a cura di Mario Franco, realizzata con i materiali dei suoi archivi. È gratuita e si terrà fino al 23 novembre all’interno degli spazi di Casa Morra, archivio d’arte contemporanea di Napoli, celebra il cinema intimo, ipnotico, inquietante e riflessivo, proiettando pellicole firmate da autori internazionali, primo fra tutti quel David Lynch che si è preso una standing ovation all’ultimo Festival di Cannes. Ed è in special modo a quest’ultimo, dallo stile narrativo e visivo personalissimo, che la rassegna rende omaggio, proiettando diversi suoi capolavori, quali “Inland Empire”, “Dune”, “Mulholland Drive”, “Una storia vera – The straight story”, “Cuore selvaggio – Wild at heart”, “Velluto blu”, “The elephant man”ed “Eraserhead”.
Visionario, Lynch proietta nei suoi film i propri incubi, e quando ci si trova davanti a una sua opera, sembra di vivere in un perpetuo stato onirico, fortemente caratterizzato da ombre, oscurità, un senso di claustrofobia, immagini apparentemente scollegate o prive di senso. Tuttavia Lynch pone sul tavolo tutti gli oggetti, ma in ordine sparso, volendo che lo spettatore compia uno sforzo intellettivo tale da avvicinarsi al significato che il regista dà a ciò che mette in scena.
Tuttavia, la rassegna non verte solo su Lynch. Sono stati già proiettati diversi film della regista statunitense di origine ucraina Maya Deren, attiva tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quali “Meshes of the Afternoon”, “A Study in Choreography for Camera”, “Ritual in Transfigured Time”, “Meditation on Violence”, “The Very Eye of Night”. È stato proiettato “l’Âge d’or”, film che segnò la seconda collaborazione tra Luis Buñuel e Salvador Dalì e che fu censurato per anni a causa della critica fatta al clericalismo, all’autoritarismo e alla repressione sessuale. Inoltre, saranno proiettati anche “L’uomo con la macchina da presa – Čelovek S Kinoapparatom” il 3 novembre, “La Coquille et le Clergyman” ed estratti da Napoléon di Abel Gance e da La passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer l’8 novembre e “Brakhage: metafore della visione” il 22 novembre. Cinema fatto di sogni, incubi e deliri, per aprire la mente e comprendere le sfumature oscure della settima arte.
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