Panopticon e anopticon: quando il Grande Fratello ti guarda
Jacopo Varchetta*
– Il filosofo e riformatore politico inglese Jeremy Bentham (1748-1832) concepì nel 1791 un carcere modello che, secondo lui, era molto più economico e funzionale della deportazione dei condannati in lontane isole coloniali. Nel suo carcere modello un solo guardiano, collocato in una torre centrale, avrebbe potuto controllare i detenuti in tutte le celle, collocate in cerchio con la porta nella parte interna del cerchio e una finestra per dare luce sulla parete esterna. I detenuti non potevano vedere gli altri carcerati, né, grazie ad un ingegnoso gioco di luce e controluce, il guardiano, che invece aveva una completa vista sulla loro vita all’interno delle celle, e anche sull’attività dei secondini suoi sottoposti.
Di qui il nome “Panopticon”, colui che può vedere tutto. I prigionieri non sapevano mai se il guardiano li stava osservando o no. Nel primitivo progetto, il guardiano poteva collegarsi alle celle anche “in audio”, grazie a tubi di metallo che gli permettevano di ascoltare e di impartire ordini. Questo dettaglio fu poi tralasciato perché nel tubo conduttore dell’audio non era garantita l’unidirezionalità della comunicazione propria di tutto il dispositivo. Per fare il guardiano non occorrono particolari qualità: basta guardare. La famiglia del guardiano, ospitata nella torre, collabora alla sorveglianza e, aggiunge l’utilitarista Bentham, non costa nulla all’Amministrazione.
Nel corso degli anni la tipologia di osservazione adottata dal Panopticon è stata rovesciata e ben presto è stata adottata la strategia dell’anopticon. Il termine, di origine greca, significa letteralmente “senza ottica”, ovvero “senza vista”. Si tratta di una struttura paradossale ideata da Umberto Eco nell’ambito della cacopedia: un immaginario carcere costruito in modo che l’unico a poter essere osservato sia il sorvegliante, che da parte sua non avrà alcuna vista dei sorvegliati. Si tratta del rovesciamento paradossale del Panopticon. Tuttavia, se questi termini nascono in contesto carcerario, il loro uso si è preste esteso ed è entrato a far parte della lingua comune, di fatti, dalla teorizzazione di Eco ha preso nome anche il Progetto Anopticon, un tentativo di schedatura delle telecamere di videosorveglianza collocate in luoghi pubblici, realizzato tramite la collaborazione di una community di utenti online, con l’obiettivo di segnalare eventuali collocazioni illegali e violazioni della privacy. Per questo motivo in Italia, visto l’altissimo numero di videocamere di sorveglianza che ritroviamo ovunque nelle nostra città, si sta cercando di fare qualcosa affinché le norme sulla privacy siano effettivamente rispettate.
Per tale ragione nasce Anopticon, un sito web il cui scopo è quello di informare i cittadini sui luoghi in cui sono presenti delle videocamere in modo da tutelare la loro privacy. Sul sito viene puntato il dito soprattutto sulle videocamere che ritroviamo per strada, lontano da banche o negozi vari, la cui utilità al fine della sicurezza risulta essere irrilevante e vista spesso come una limitazione della libertà più che della privacy.
*Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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