Parola alle emozioni ambientali: l’eco-ansia
Maria Chiara Salvatore -Se è vero che ci sono mali e malesseri, turbamenti eterni e imperituri che accompagnano l’umanità dall’inizio della sua storia – come raccontano la scienza e la letteratura –, ogni
epoca si caratterizza per un sentire diverso che ne ritrae le preoccupazioni più profonde.
Al tempo che viviamo, la paura per le sorti del pianeta sembra essere tra le cause di
nuovi malesseri e angosce (Regina 2023). Aumenta la sensazione di vulnerabilità, la paura
del futuro che viene lasciato alle nuove generazioni, la rabbia per chi, in passato, non ha
agito e continua a non farlo e il senso di colpa e di impotenza che ne consegue.
Se da un lato le emozioni legate alla terra hanno dato origine a nuove parole per
descrivere stati di sofferenza e lutto per un pianeta che ospita la vita e che osserviamo
impotentemente morire, come la meravigliosa solastalgia creata dal filosofo australiano
Glenn Albrecht (2005), “uno stato di angoscia che affligge chi ha subito una tragedia
ambientale provocata dall’intervento maldestro dell’uomo sulla natura” (Treccani 2018),
studi recenti dimostrano l’emergere di veri e propri disagi psicologici e psichiatrici
innescati dalla sofferenza per le sorti del pianeta.
È il caso della parola eco-ansia o ansia ecologica, composta per fratto-composizione
dall’elemento formante eco-, che in molte lingue contemporanee ha il valore di fratto-
morfema, ovvero un elemento lessicale che ha perso il tratto semantico originario (come
cyber-, bio-), per prendere il posto della parola intera troncata. L’elemento formante eco-,
che in passato significava “casa” (come in economia, ecofobia, ecc.) o “ambiente ove si
vive”, cristallizza oggi la questione ecologica. Questo neologismo descrive dunque “la
profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili
disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali” (Treccani 2022). Lungi
dall’essere una sensazione effimera, come dimostrano numerosi studi (Kidner 2012;
Coffey et al. 2021), si tratta di una condiziona a cui sono associati alcuni sintomi che
includono attacchi di panico, insonnia e pensieri ossessivi, fino ad arrivare alla
depressione.
L’eco-ansia fa dunque parte di un nuovo lessico nato attorno ad una serie di
emozioni legate all’ambiente, che possono o meno sfociare uno stato patologico, come
descritte dallo psicologo Matteo Innocenti nel suo libro Ecoansia. I cambiamenti climatici tra
attivismo e paura (2022), tra cui spiccano ancora la sumbiofilia, l’amore per la cooperazione
uomo-natura, l’ecoparalisi, l’euterria o l’endemofilia.
In un momento di grande sofferenza per le sorti dell’umanità e del pianeta,
schiacciati dalle guerre, dall’incuria e dall’indifferenza per ciò che ci ospita e che
bisognerebbe curare di più, come se la crisi climatica e la protezione dell’ambiente fossero un’eco lontana o un’apocalittica predizione del futuro, restano a testimonianza di
quest’epoca dolente le parole che ci legano alla natura e vengono a lenire lo spirito nel
tentativo di esprimere e processare il male che la terra subisce e noi, parte di essa,
insieme a lei.
*Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche – Università degli Studi di
Napoli “Parthenope”
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