Piedimonte di Casolla, pane giallo e vino rosso per San Rufo

Piedimonte di Casolla, pane giallo e vino rosso per San Rufo

Luigi Fusco

-Il pane e il vino del Santo. Nel giorno del dies natalis di San Rufo, 27 agosto, condiviso con la più nota Monica, madre di Sant’Agostino di Ippona, filosofo e dottore della Chiesa, a Piedimonte di Casolla, borgata medievale posta ai piedi di Casertavecchia e rientrante nel circondario di Caserta, si è rinnovato il rito della benedizione del pane e del vino, quali simbolo del sacrificio e del martirio del santo.
La tradizione si è così ripetuta nel rispetto della fede e dei principi devozionali nutriti da secoli dagli abitanti del posto, così come ricordato durante la breve funzione dall’arciprete don Antonio Di Nardo.
Il culto verso Rufo, presule vissuto nel V secolo d. C., è antichissimo e fonda le radici nella primitiva affermazione del cristianesimo presso la città di Capua, l’Altera Roma e odierna Santa Maria Capua Vetere. Di Rufo nell’agiografia cristiana ce ne sono tanti e la sua memoria è ricordata in diverse località d’Italia, soprattutto del meridione. Presso Piedimonte di Casolla è ancora viva la narrazione relativa alla sua origine ravennate e al martirio subito ad opera dei sacerdoti del Tempio di Giove Tifatino, sui cui resti sarebbe poi sorta la basilica benedettina di San Pietro ad Montes.

Un’altra tradizione, tratta dal “Sanctuarium Capuano” di Michele Monaco, riporta che venne nominato vescovo di Capua, verso il 410, dal Pontefice Innocenzo I, e morì, sempre a Capua, il 27 Agosto dell’anno 423. Già al momento della sua sepoltura nella basilica dei SS. Apostoli, di cui sopravvivono pochissimi resti identificati presso il complesso francescano di Santa Maria delle Grazie nella città sammaritana, si manifestarono diversi prodigi e miracoli.
Le sue spoglie, nel 688, vennero trasferite dal vescovo Decoroso, poi divenuto Santo,  nella cattedrale dell’antica Capua dei SS. Stefano ed Agata, oggi duomo di Santa Maria Maggiore.
Secoli dopo vennero translate nella cattedrale della Capua di fondazione longobarda, dove rimane tuttora ignoto il sito in cui giacciono. A Piedimonte di Casolla vi è invece un’intera chiesa a Lui dedicata.
È un edificio antichissimo, di età alto medievale, che ha mantenuto le sue modeste ed originarie forme architettoniche.
Al suo interno ci sono pregevoli opere d’arte del passato: dal brano superstite dell’affresco del “Cristo nella Mandorla”, il cui stile compositivo rimanda ai modelli pittorici campano-bizantini derivati dalle decorazioni desideriane della basilica di Sant’Angelo in Formis e da quelle che un tempo erano presenti anche nella chiesa di San Pietro ad Montes, agli affreschi, del primo Quattrocento e della seconda metà del Settecento, con figure di Santi e Madonne. In particolare, le decorazioni settecentesche vennero eseguite per volontà dall’allora parroco Nicola Jannelli, committe anche dello straordinario pavimento maiolicato, con motivi floreali e geometrici, di ascendenza tardo barocca eseguito da maestranze della bottega dei Massa, le stesse impegnate per la messa in opera del chiostro maiolicato di Santa Chiara a Napoli.
Un vero e proprio gioiello di arte e architettura è la chiesa di San Rufo, attualmente sottoposta a restauro, da intendersi come una delle tante e preziose testimonianze delle frazioni casertane, le cui vicende storiche e socio-economiche sono strettamente correlate alle origini di Casahirta e quindi precedenti alla Caserta nata dopo gli interventi vanvitelliani relativi alla Reggia borbonica.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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