Pietro Treccagnoli a Sant’Arpino con “La pelle di Napoli”
Pietro Battarra
– A Sant’Arpino nuovo appuntamento della rassegna letteraria “Sulle Orme del Cantor d’Enea”. Domenica prossima 16 ottobre, nel suggestivo scenario del seicentesco Palazzo Ducale “Sanchez de Luna”, si terrà un incontro con il noto giornalista de “Il Mattino” Pietro Treccagnoli che parlerà della sua ultima fatica editoriale “La Pelle di Napoli– Voci di una città senza tempo” (Cairo editore, pp.274, 15 Euro), che raccoglie i reportage dedicati alla città di Napoli pubblicati nel tempo sul quotidiano partenopeo.
La rassegna, ideata e promossa dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune di Sant’Arpino, è giunta alla VI edizione, e come da tradizione vede confluire nel centro atellano alcuni fra i più interessanti autori del panorama culturale nazionale e campano.
Domenica, dunque, è la volta di Treccagnoli che ha già scritto diversi libri, tra cui: “I paradisi del peccatore” (Stamperia del Valentino), “Non lo chiamano veleno” (Avagliano), “Non sono mai partito” (CentoAutori), “Elogio di san Gennaro” (Pironti), “Rapporti confidenziali” (CentoAutori), “Il Lungomare!” (Rogiosi).
Il programma dell’evento, che registra l’adesione anche della Rassegna di Teatro Scuola “PulciNellaMente” e dell’Istituto di Studi Atellani (ISA), moderato dal giornalista Elpidio Iorio, prevede i saluti istituzionali del presidente della Pro Loco Aldo Pezzella, del sindaco Giuseppe Dell’Aversana, del presidente dell’ISA Franco Montanaro.
Successivamente si confronteranno con l’autore, Enzo Battarra, giornalista e dermatologo, e Giuseppe Limone, Filosofo e Poeta.
Il volume è un vero e proprio “reportage di un napoletano nella Napoli senza veli”, come precisa l’autore, con i mille santuari laici e le devozioni, ma soprattutto le superstizioni dei napoletani di ieri e di oggi. Da san Gennaro a Sofia Loren, da Totò ed Eduardo de Filippo alla Madonna del Carmine, fino a Maradona. Sacro e profano si alternano continuamente fino a coincidere e a ritrovarsi nel sangue del patrono che a cadenza ritmata durante l’anno si scioglie per sfatare ogni cattivo presagio di sventura. “Napoli – scrive Treccagnoli – ha un ventre, uno stomaco, un cuore, un cervello. Tutto in disordine, tutto apparentemente al posto sbagliato. Sopra questa anatomia sballata, a ricoprire come un velo c’è la pelle di Napoli, lo schermo dove tutto il bene e tutto il male scivolano e si riflettono, come uno specchio deformante. Napoli vanta mille colori, ma dopo duemilacinquecento anni resistono solo il grigio sporco delle antiche pietre, l’oro appannato del tufo che l’ha innalzata e l’altro oro, quello della pazienza che spinge a rialzarsi dopo ogni caduta. Napoli – conclude Treccagnoli – cade e si rialza, e comincia da capo, pazientemente”.
“La Pelle di Napoli di Treccagnoli – evidenzia il direttore de “Il Mattino” Alessandro Barbano – pur parafrasandone il titolo, non coincide con quella spietatamente cosparsa di piaghe di Curzio Malaparte, ma attinge piuttosto alla lezione di Matilde Serao nel Ventre di Napoli, per la dialettica tensione tra resistere e cambiare, che vi si coglie, e per il coraggio di un racconto senza omissioni e senza sconti, ma condotto con amore e rispetto per gli uomini e le cose che ne sono l’oggetto. È la ragione che fa di questa cronaca un’avventura originale, dotata di una leggerezza che approda a una meravigliosa inconsuetudine”.
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