San Rocco e il cane, il santo pellegrino che salvava dalla peste
Luigi Fusco -Simbolo per eccellenza della cristianità europea di età basso medievale, invocato contro la peste, protettore dei pellegrini e degli animali, tutto questo e altro ancora c’è nella figura di San Rocco, il cui dies natalis cade il 16 agosto.
Originario di Montpellier, in Francia, della sua vita giovanile si conosce poco, per quanto già rientrante nella sfera dell’immaginifico cristiano. Poco più che ventenne restò orfano dei genitori. Dopo averne ereditato i beni li distribuì ai poveri e parte anche ad uno zio paterno. Indossò, quindi, i panni da pellegrino per dirigersi verso Roma, la capitale della cristianità, il luogo per eccellenza della verità di Dio, la sede del potere supremo del Papa.
Lungo il cammino visse di elemosine e arrivato in Italia venne in contatto con il male del suo secolo: la peste.
San Rocco attraversò Genova, la Toscana, l’Emilia e ovunque si apprestò a farsi consolatore degli ammalati. Ben presto venne riconosciuto come il “Salvatore” per i prodigi che compiva e il suo nome intanto riecheggiava, con gran giubilo, fino a Roma. Dopo esser giunto nella Città Eterna e aver soddisfatto il suo desiderio, Rocco si diresse verso Piacenza, dove la peste stava dimezzando la popolazione.
Fu in questa città che il suo apostolato raggiunse livelli altissimi. Grazie all’intercessione del Signore, con il solo segno della croce riusciva a risanare i contagiati. Ciò non gli bastò, però, a evitare il morbo. Ammalatosi, si ritirò in un antro fuori del centro cittadino, dove, logorato dalla febbre, patì sofferenze acute.
A quel punto, intervenne la Divina Provvidenza. Ogni giorno un cane gli faceva visita portandogli un pezzo di pane.
Per grazia di Dio, Rocco riuscì a guarire. In suo soccorso giunse, infatti, un pio uomo che l’aveva rintracciato seguendo le orme del cane. Dopo essersi ripreso, Rocco lasciò Piacenza e si ritirò in Francia. Arrivato in patria venne accusato di essere una spia e fu messo in prigione. Lasciato a marcire per il resto della sua esistenza, lasciò la vita terrena il 16 agosto del 1378. Una leggenda riporta che al momento del suo trapasso le campane suonarono a festa e alcuni fanciulli iniziarono a gridare “è morto il Santo”.
La sua devozione è universale. In Terra di Lavoro il suo patronato si estende sui comuni di Pietramelara, Falciano del Massico, Rocca d’Evandro, Piana di Monte Verna, Capriati al Volturno e Castelvolturno. Anche nella città di Caserta molto sentita è la sua devozione. In particolare, si ricordano le celebrazioni presso il casale di Garzano e a Casertavecchia dove c’è la piccola e graziosa chiesa medievale a Lui intitolata.
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