Storie casertane, in via San Carlo la real fabbrica di maioliche
– A Caserta, poco prima dell’avvio dei lavori di fondazione della Reggia, vennero avviate, per volere di re Carlo di Borbone, alcune imprese manifatturiere, i cui prodotti dovevano essere immessi sul mercato, ma dovevano essere utilizzati anche come suppellettili per la residenza che stava per essere innalzata.
La fabbrica che riscontrò maggior fortuna fu quella di via San Carlo, inaugurata nel 1751 e specializzata nella realizzazione di maioliche. Si trattava di una piccola industria, la cui organizzazione risultava però essere abbastanza articolata; difatti, il suo impianto era dotato di numerosi ambienti, la cui destinazione d’uso mutava a seconda delle fasi di lavorazione che vi venivano svolte e, inoltre, vi erano i luoghi preposti all’accoglienza di grosse fornaci.
Tale manifattura si trovava nei pressi dell’ultimo tratto della strada sancarlina, nelle immediate vicinanze della Chiesa di Montevergine. Molte furono le maestranze, provenienti da altri Paesi, chiamate dallo stesso sovrano per dare avvio all’impresa. Per quanto riguarda la sua produzione, particolarmente versatile era la realizzazione di maioliche dipinte, di ceramiche, di terrecotte e di laterizi. In una primissima fase, numerose furono le committenze, così come i manufatti richiesti dai reali, anche se di tali oggetti sono rimaste ben poche testimonianze. Per quanto riguarda le maioliche, in particolare, sono sopravvissute, anche se solo in parte, quelle del pavimento della Sagrestia della Chiesa di San Domenico a Capua, mentre presso la Reggia vanvitelliana sono conservati alcuni vasi, piatti, bicchieri e zuppiere, servizi utilizzati giornalmente dai sovrani.
La piccola industria sancarlina ebbe vita breve; difatti, nel 1756, venne chiusa su indicazione dello stesso re Carlo. Il motivo di tale scelta venne individuato nelle difficoltà economiche che vennero riscontrate, poiché pare che il bilancio fosse in rosso già da tempo. Dopo un po’ di anni, la struttura venne danneggiata da un incendio per poi esser ristrutturata da Vanvitelli. Successivamente, l’edificio venne trasformato in una cavallerizza, prima, e in una caserma, poi, con al suo interno anche gli alloggi destinati alle guardie del corpo. Dopo l’Unità italiana, la fabbrica venne completamente rasa al suolo e di essa ne resta solo il ricordo, ma anche la considerazione critica che fu un’attività di non poco conto, in quanto la sua istituzione rispondeva appieno alla politica di riforma fiscale avviata da Carlo di Borbone a partire dal 1734.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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