Tariello artista en plein air nella notte magica di San Giovanni
– Tutto in una notte si è consumato l’evento di Giovanni Tariello. L’artista ha allestito una sua personale in Villa Paolina – Tenuta Alois, un resort immerso nel verde, tra i curatissimi vigneti di Pontelatone, nel Casertano. È un luogo dello spirito, forte delle sue contaminazioni architettoniche e di un panorama suggestivo.
Giovanni Tariello è una figura fondamentale per la comprensione dei movimenti e delle tensioni artistiche degli anni Settanta, protagonista della scena artistica casertana con riscontri nazionali di primissimo piano. Ha voluto proporre una sua mostra/evento che è iniziata di sera e si è protratta fino a tarda ora, il tutto appunto in una notte, quella che precede il 24 giugno, il giorno dedicato a San Giovanni Battista. Ebbene, è questa la notte più magica dell’anno. E una certa magia ha pervaso la grande corte del resort, con le opere pronte a mimetizzarsi tra le antiche mura, tra i tini, le piante e le ruote di carro, scendendo giù fino a invadere la bottaia, per poi adagiarsi sul prato, “en plein air!”, rispettando così il titolo della mostra, con quel riferimento esplicito alla pittura all’aperto tipica degli impressionisti. E all’evento artistico si è abbinato il momento conviviale, prima in cantina con l’assaggio del Grottoncello, un panettone salato realizzato dal maestro pasticciere Pietro Sparago sotto il marchio Re di Dolci, un prodotto che nasce dalla passione e dall’innovazione, realizzato attraverso la combinazione di ingredienti della tradizione campana, come il formaggio grottone e i pomodori secchi. Accoppiata vincente in bottaia con il Caulino, la falanghina di Fattoria Alois. E poi nella grande corte la pasta e fagioli preparata dallo chef Pietro Leonetti del ristorante Il Frantoio Ducale e servita con il casavecchia Trebulanum sempre dela marchio Alois.
L’evento, curato dal critico d’arte Enzo Battarra, è avvenuto in collaborazione con Arterrima Gallery and B&B di Caserta, il ristorante Il Frantoio Ducale di Castel Morrone e l’azienda Reparto Visual. In esposizione dieci oli su tela di 1 metro per 1 metro, quattro formelle in ceramica di 15 centimetri di lato e una scultura in ferro alta 1 metro e 60 cm.
“Nei suoi lavori Giovanni Tariello conduce da decenni – dichiara Enzo Battarra – una ricerca sul mondo rurale e sulle tradizioni contadine, ma anche sull’identità culturale del suo paese, sulla storia e sul contesto naturale di quella Castel Morrrone che da piccolo centro di Terra di Lavoro assume il ruolo di borgo natio per eccellenza, di luogo degli affetti e dei ricordi. Sulle sue superfici Giovanni Tariello declina, con uno stile immediato di forte potenza espressiva e con accenti grafici di derivazione pop, un mondo straordinariamente vitale e propositivo. L’artista riesce così a declinare la grande stagione dell’arte nel sociale vissuta negli anni Settanta in un lavoro che recupera le istanze e le ragioni di un approccio multidisciplinare dell’operatore visivo alla società in un linguaggio pittorico e scultoreo di estrema attualità”.
Ogni mostra di Giovanni Tariello è un omaggio al colore, ma nell’evento a Pontelatone è stata la donna ad assumere un ruolo preponderante, la donna intesa come madre, come generatrice di vita e di sentimenti, ma anche come protagonista di una conduzione familiare lavorativa dentro e fuori le mura domestiche.
“L’arte nel sociale – ha già scritto Battarra in altre occasioni – ha in Tariello un riferimento da cui non si può prescindere. Gli va riconosciuto che è stato tra i primi artisti a spaziare non solo dalla pittura al disegno, alla grafica, alla scultura, ma ha subito utilizzato linguaggi come la performance e il video, integrati dalla musica e dagli scatti fotografici”. Il critico aggiunge ancora: “Il significato delle figure semplici ritratte di spalle è legato al desiderio di riscrivere la storia, partendo dagli umili, partendo dai tanti racconti quotidiani di persone impegnate a dare qualità alla propria vita. E’ una sorta di storia sociale, la celebrazione delle tante piccole storie mai scritte, mai raccontate, eppure vissute scegliendo il silenzio e rifuggendo dal clamore, dando dignità al lavoro di tutti i giorni”.
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