Terrae Motus in cantiere. Mercoledì l’inaugurazione alla Reggia
(Luca Palermo) Cantiere sarebbe dovuto essere e, alla fine, cantiere sarà. Terrae Motus, la mostra fortemente voluta da Lucio Amelio in seguito all’evento sismico del novembre 1980 e, quasi per caso, ospitata alla Reggia di Caserta, aprirà le porte al pubblico tra pochi giorni. Il primo giungo, infatti, negli spazi del palazzo vanvitelliano recentemente lasciati liberi dall’Aereonautica Militare, sarà esposta, per la prima volta nella sua interezza, quella che, senza dubbio, si può considerare la collezione tematica più importante al mondo. Con qualche giorno di anticipo, si è avuta la possibilità di visitare il nuovo allestimento. Queste le riflessioni a riguardo.
L’arte contemporanea ha, da sempre, la capacità di attivare i luoghi e di far parlare degli stessi. Che poi i discorsi intorno ad essa siano positivi o negativi conta poco; l’importante è che se ne parli. Penso sia questa la molla che ha spinto il direttore Mauro Felicori ad abbracciare questa nuova avventura. Due, ritengo, sono gli aspetti positivi che meritano di essere sottolineati: il primo, come già detto, l’aver pensato un allestimento che mettesse in mostra tutti i pezzi della collezione; il secondo quello di aver restituito al pubblico una parte della residenza borbonica la cui fruizione era interdetta proprio a causa della presenza dell’Aereonautica Militare.
Ciò che lascia perplessi è, tuttavia, l’allestimento in quanto tale: è difficile riconoscervi un criterio scientifico nell’accostamento delle opere e una sorta di horror vacui sembra caratterizzare il salone principale. Ciò rende difficile la lettura e la comunicazione dei lavori esposti. Conforta pensare che si tratti di un cantiere, di un work in progress, che, in quanto tale, dovrebbe recepire critiche e suggerimenti, farne tesoro, per poi elaborarli in vista di quello che sarà, di qui a qualche mese o a qualche anno, l’allestimento definitivo. Un plauso, dunque, al direttore Felicori e al suo staff per il coraggio di osare laddove molti hanno preferito tergiversare; un bentornato alle opere già esposte nelle retrostanze dell’appartamento settecentesco; infine un benvenuto alle opere mai esposte. L’augurio è che Lucio Amelio da lassù apprezzi lo sforzo ed abbia la pazienza di attendere ancora un po’ per veder rinascere la sua creatura.
@luky83
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