Toc toc, c’è un sintomo che bussa! Apri e ascolta il messaggio
Armando Rispoli (psicologo e psicoterapeuta)
– Spesso i sintomi psichici (fobie, panico, depressioni), così come quelli somatici (gastriti, cefalee, nausee, lombalgie), ci inducono a sperimentare un disagio molto intenso. Queste manifestazioni rappresentano formazioni dell’inconscio che possono irrompere gradualmente o all’improvviso e si installano in maniera spesso duratura e continuativa, costringendoci a interrompere il modo in cui stavamo vivendo la nostra vita fino al momento della loro insorgenza. Quando si manifestano, sembrano spesso incomprensibili, cioè percepiti come lontani da qualunque causa individuabile. Alle volte ci inducono in reazioni e comportamenti che sembrano completamente distanti dall’idea che noi abbiamo di noi stessi. Allora ci si sente persi, spaesati, spesso estremamente impauriti e può capitare di non sentirsi più in grado di far fronte alle complesse richieste della propria quotidianità. In questi casi, l’esigenza immediata, comprensibilmente, è quella di “eliminare” il sintomo e di tornare al funzionamento psichico e sociale precedente, possibilmente nel più breve tempo possibile. Ma l’eliminazione reale e definitiva del sintomo non può però prescindere da una comprensione profonda dello stesso. Pena: ritrovarselo attraverso altre forme e con insistenza alle volte anche maggiore. Proprio così, perché ogni sintomo cela dentro di sé un formidabile significato nascosto, dice qualcosa di chi lo vive, della sua storia, delle difficoltà che egli ha incontrato nella sua evoluzione all’interno delle relazioni importanti della propria vita: porta un messaggio che va ascoltato, non va ignorato o eliminato con leggerezza. La sua comparsa è salvifica: viene a ricordarci che abbiamo perso il senso della direzione, il contatto con la nostra vera essenza, viene a dirci che ci stiamo allontanando troppo da ciò che più naturalmente e istintivamente saremo stati, se non avessimo sentito fortemente la necessità di dover rappresentarci in una forma ed un’immagine diversa. E’ come se si creasse un divario troppo grande tra ciò che saremmo potuti essere e quello che dobbiamo invece assolutamente e insindacabilmente essere o rappresentare per gli altri. Alle volte eventi, persone, contesti, affetti, significativi della nostra vita ci hanno costretto a mettere in discussione, a censurare, a camuffare l’espressione così naturale che stava avvenendo di noi, perché crudelmente (o anche inconsapevolmente) respinta, giudicata, abbandonata, svalutata da chi era prezioso per noi. Pur di non sperimentare queste sensazioni così minacciose, si può sentirsi costretti a censurare tutto ciò che può esporci a sofferenza e così parte della nostra originalità comincia a spegnersi, e con essa si addormenta la anche parte della nostra vera essenza. Spesso immagino questa parte assopita, come un bambino o una bambina piccoli che rimangono chiusi, a doppia mandata di chiave, nella loro stanzetta buia e confinati ad essa per anni e anni, senza mai venire più ascoltati. Inizialmente speranzosi che li avremmo liberati, sono rimasti in silenzio, ma con il tempo hanno cominciato a sentire di dover rinunciare a quell’ascolto di cui avrebbero avuto tanto bisogno. Ed ecco che quando il divario tra l’adulto che si esprime dentro di noi ed il bambino e la bambina dimenticati, diventa intollerabile per la nostra vera espressione in questa vita, subentra il sintomo come un urlo di disperazione. Con l’obiettivo di risvegliarci, il sintomo inizia a farsi vivo e lo fa attraverso l’ansia, lo spavento, il dispetto, lo stupore, la perdita di controllo, il disagio e bussa alla porta di quella stanza prepotentemente per attirare una volta e per tutte la nostra attenzione. Il suo rumore è carico di significati preziosi che dobbiamo stare molto attenti a non silenziare ancora una volta. Ecco perché, nonostante la sua rumorosità, la prima cosa da fare è accoglierlo, salutandolo come un messaggero, e cercare poi di decifrarne il messaggio intimo, privato, personale che esso ci porta. D’altra parte, seppur ingombrante, è l’unica modalità con la quale quel bambino e quella bambina hanno per attirare l’attenzione una volta e per tutte e costringerci a dedicare loro uno spazio e un tempo d’ascolto. E l’unico modo che hanno per convincerci a fermarci ed a volgere lo sguardo lì dove’ si raccolgono ricordi, immagini, motivazioni, emozioni preziose che servono a recuperare le nostre radici e con esse l’espressione delle nostre parti autentiche, ma troppo a lungo dormienti e rimaste chiuse a chiave. A volte questo dialogo è possibile ritagliando il tempo giusto per poter recuperare parti di sé lasciate in silenzio. In questa immagine di accettazione e di rispetto, la Psicoterapia può rappresentare lo spazio fisico e mentale dove ciò può avvenire in maniera intima, dedicata, cadenzata, strutturata. Mi piace immaginarla come quel salotto dove imparare a donare a se stessi la possibilità di far dialogare compassionevolmente tutte le parti di sé e permetterle di esprimersi naturalmente lungo la propria quotidianità.
About author
You might also like
Teatro Sessa Aurunca, c’è la Summer School della Vanvitelli
Luigi Fusco -Si rinnova l’appuntamento con la Summer School sui teatri antichi della provincia di Caserta organizzata dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Per l’edizione 2023 è stata individuata la suggestiva
Villaggio dei Ragazzi, al via il servizio residenziale gratuito
-Grazie al contributo annuale della Regione Campania e ai frutti della oculata gestione commissariale, anche per l’anno scolastico 2022/23 la Fondazione Villaggio dei Ragazzi “don Salvatore d’Angelo” attiverà, nel mese di ottobre, il
Carovana del Volturno, successo a Capua per la prima edizione
Luigi Fusco -Successo a Capua per la prima edizione della Carovana del Volturno. Dal 16 al 19 maggio si è svolta nei pressi della riviera casilina la tappa capuana della