Valentina Palazzari, al Madre la presentazione del catalogo
Claudio Sacco ph Pino Attanasio
– Ha dialogato con la grande architettura vanvitelliana, ha raccontato le foglie morte nello splendore degradato del barocco partenopeo. Al Madre la presentazione del catalogo Valentina Palazzari. Caserta / Napoli. Con l’artista interverranno il critico Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, e il curatore Davide Sarchioni.
Giovedì 28 febbraio alle ore 18, nella biblioteca del Madre, il museo d’arte contemporanea Donnaregina, sarà presentato il catalogo Valentina Palazzari. Caserta / Napoli, a cura di Davide Sarchioni.
La pubblicazione documenta e mette a confronto i progetti site-specific che Valentina Palazzari ha realizzato nel 2018 presso la Reggia di Caserta e la Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini, nel centro storico di Napoli.
Alla Reggia di Caserta, nell’ambito della mostra Passaggi di stato (23 febbraio – 20 marzo 2018) di Lorenza Boisi, Regina Josè Galindo e Valentina Palazzari, curata da Bruno Corà e Davide Sarchioni, l’artista è intervenuta in due sale delle Retrostanze del Settecento con un articolato paradigma plastico e pittorico, riconducibile a diversi nuclei poetici della sua attività, in cui forme e misure erano in scala con le dimensioni ambientali degli spazi storici della reggia. Si tratta di lavori a parete a base di rete elettrosaldata, di altri in cui fa uso di putrelle e scatolati in ferro, e di grandi pitture con impronte rugginose su supporti di plastica o di tessuto. Nel vestibolo inferiore invece, Palazzari ha realizzato un’imponente forma tortile data dalla sovrapposizione di reti di ferro.
Differenti sono state le tipologie di intervento realizzate nella “Misericordiella” e i sottostanti ambienti ipogei, sede di SMMAVE-Centro per l’Arte Contemporanea di Santa Maria della Misericordia ai Vergini a Napoli, in occasione della personale Si sta come d’autunno (23 novembre 2018 – 9 febbraio 2019), curata da Davide Sarchioni, che ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee 2018. Qui l’artista ha formulato un’efficace quanto originale ipotesi di interscambio formale e poetico con l’ambiente, che ha introdotto lo spettatore in una dimensione sospesa tra la storia del luogo e una sensazione diffusa di transitorietà. Nella chiesa, un grande tappeto di foglie raccolte per le strade della città e animato da un moto continuo attivato da ventilatori industriali, ha reinterpretato l’ungarettiana precarietà dell’esistenza umana. Nell’ipogeo, un intervento sonoro ha conquistato lo spazio arrecando un senso di allerta, ma anche uno stato di tranquillità e di ascolto interiore che, enfatizzando le percezioni estetiche ed emotive derivate dalla bellezza del luogo, sembrava sollecitare un ritorno emblematico all’origine della vita, quale riferimento alla possibilità della rinascita.
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