Var, basta la parola. Le nuove chiacchiere al Bar dello Sport
– Ah, le chiacchiere dei lunedì di una volta! Aggiungevano quel pizzico di sale in più alla giornata calcistica appena trascorsa, aprendo la strada alla pletora di programmi sportivi che avrebbero accompagnato fino alla domenica successiva, per poi ricominciare daccapo l’indomani in una sorta di supplizio della mitologia classica adattato ai tempi moderni. La cosa interessante era che, in un paese con 60 milioni di competentissimi allenatori e raffinati conoscitori dell’ars pedatoria, i discorsi non erano tanto incentrati su questioni tecnico-tattiche, quanto sull’operato degli arbitri, e, ça va sans dire, sulla promiscuità delle mogli di questi ultimi. Al di là degli scherzi (chi scrive ha rivisto per lunghi anni nei suoi incubi quanto accaduto il 26 aprile del 1998 a Torino), quei giorni dovrebbero essere finiti da un pezzo, e le discussioni del lunedì dovrebbero essere monopolizzate dagli esteti della diagonale, o dalle dotte dispute tra i fautori e i detrattori del falso nueve. Si vive infatti nella fulgida epoca del Var, sistema capace di ridurre gli errori dei fischietti e di assicurare, in linea teorica, un migliore svolgimento del gioco. La sigla sta per Video Assistant Referee e si riferisce tanto all’assistente dell’arbitro incaricato di revisionare le fasi di gioco sotto esame per mezzo di strumenti televisivi, quanto all’intero protocollo. Ma come funziona? Semplificando al massimo, il Var può intervenire solo in quattro casi (gol valido o non valido, calci di rigore, espulsioni e scambio d’identità), e solo dopo che l’arbitro abbia già preso una decisione. Il Var controllerà ogni situazione che rientri nelle quattro categorie sopra elencate tramite replay e differenti inquadrature, effettuando il cosiddetto silent check. In caso di “errore chiaro ed evidente” o “grave episodio non visto” (per maggiori informazioni: https://www.aia-figc.it/download/regolamenti/reg_2018.pdf), verrà allertato il direttore di gara, al quale spetterà comunque la decisione finale. Introdotto in Serie A nel Campionato 2017/2018, il Var si è dimostrato tutt’altro che infallibile, e di conseguenza un po’ tutti, chi più chi meno, hanno gridato allo scandalo, lamentando errori, sviste e quant’altro. La verità è che nessuna tecnologia, per quanto all’avanguardia, eliminerà definitivamente gli errori, almeno nel prossimo futuro; la buona notizia è che, se le vecchie discussioni da Bar dello Sport continueranno ad allietare i nostri lunedì. le nuove matrici tecnologiche daranno vita ad una serie di questioni del tutto nuove. Un esempio? Ma si dice il Var o la Var? Il dibattito è aperto.
#unaparolaalmese
*Dottorato di ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche, XXXI ciclo, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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