Via ogni male! La rottura della pignata in tempo di Quaresima
– La prima domenica di Quaresima era consuetudine, secoli addietro, a Napoli come nel resto dei territori della Campania, un singolare rituale che prevedeva la rottura di una pentolaccia di coccio, meglio nota come pignata.
Era una sorta di evento che veniva approntato per far prolungare, almeno simbolicamente, di qualche giorno il carnevale, non a caso tale domenica veniva detta di carnevalino, ma era anche un modo per esorcizzare i precetti di astinenza e di severità morale che erano dettati dalla chiesa. La rottura d’’a pignata avveniva sostanzialmente in ambiente familiare e pochi cari amici venivano invitati a parteciparvi. Prima del rituale vero e proprio si tenevano canti e balli, ma soprattutto non mancavano ricche libagioni. Successivamente venivano chiamati i bambini e, dopo averli bendati, si dava loro un bastone con cui dovevano colpire una pentola appesa a una corda legata a una trave. Una volta spaccata, potevano uscire dolci, giochi o anche denaro. Era una specie di cornucopia domestica che veniva invocata per garantire un minimo di benessere al nucleo familiare in tempo di restrizioni.
Nelle sue forme, questo rito riportava alla dimensione panteistica e alla ricerca dell’allegrezza che emergeva dalle prime giornate di bel tempo e che annunciavano l’avanzare della primavera. In termini precettistici alcune sue manifestazioni, legate specialmente al consumo di vino, riportavano alle feste dionisiache che, anticamente, si tenevano proprio nel periodo che intercorre tra febbraio e marzo. La vitalità che, inoltre, veniva mostrata dai partecipanti all’evento serviva pure ad allontanare qualsiasi sciagura che, in passato, poteva essere una guerra, una pestilenza, ma anche una qualsiasi epidemia, se non pure un’eventuale eruzione del Vesuvio. Ciò che supportava tutte queste credenze era comunque la meraviglia, l’incapacità di spiegare qualsiasi tipo di fenomeno che, nel bene o nel male della sua entità, scandiva la vita, le credenze e il lavoro degli esseri umani delle antiche civiltà rurali.
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