Il vino naturale, uno studio della ricercatrice Nadia Palmieri
– «Negli ultimi anni, le preferenze alimentari dei consumatori sono drasticamente cambiate nella maggior parte dei Paesi europei, con consumatori più attenti ad acquistare prodotti sostenibili. È questo che sta accadendo anche sul mercato vitivinicolo». Ad affermarlo è Nadia Palmieri, ricercatrice casertana del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) di Monterotondo (Roma). «In particolare, i consumatori – prosegue la ricercatrice – tendono ad apprezzare l’idea di vinificazione sostenibile pur non conoscendo in dettaglio il suo significato o il suo processo produttivo. La sostenibilità nei settori produttivi è un concetto importante che include non solo le questioni ambientali ma anche quelle sociali ed economiche. Come sottolineato da alcuni studi scientifici, una delle principali motivazioni alla base di questo crescente interesse verso la sostenibilità risiede proprio nel cambiamento del comportamento dei consumatori che tende a basarsi non solo sulle caratteristiche dei prodotti consumati, ma anche sull’influenza che tali prodotti hanno sull’ambiente e sulla società. Per questi motivi, il settore alimentare e in particolare quello vitivinicolo stanno assistendo a un crescente uso degli schemi di certificazione, attribuendo un simbolo specifico a quei prodotti giudicati meno impattanti per l’ambiente. Come risultato di tale fenomeno, si sta assistendo ad una maggiore attenzione anche per il vino naturale».
Lo spieghi meglio, dottoressa. «Il vino naturale, infatti, è vino prodotto in modo biologico (o a volte in modo biodinamico) che utilizza solo vitigni autoctoni, con nessuna aggiunta di additivi e con una quantità di solfiti anche inferiori a quella consentite per i vini biologici. Tuttavia, a oggi non esiste alcuna certificazione, e quindi alcun disciplinare, per i vini naturali.
Secondo recenti studi scientifici il consumo di vino, soprattutto in Europa, è diminuito negli ultimi anni e la fascia di età maggiormente interessata sono i nati tra il 1946 e il 1964; mentre le generazioni più giovani (over 18 anni) sembrano essere meno attratti dal consumo di vino, pur essendo disposti a spendere di più». La ricercatrice poi svela a Ondawebtv: «Tali riflessioni hanno stuzzicato la mia curiosità, che ad oggi ha avviato una ricerca proprio finalizzata a comprendere i fattori che potrebbero favorire l’accettazione del vino naturale da parte delle generazioni più giovani di consumatori italiani. Tali risultati potrebbero favorire la discussione sulla effettiva possibilità di avere dei margini per una nuova nicchia di mercato nel settore vitivinicolo Italiano, dando così la possibilità ai produttori di vino di rivolgersi anche a un target di giovani consumatori che ad oggi risultano ancora poco attratti dal vino».
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