E-boy/E-girl, un tuffo nel futuro con sguardo verso il passato

E-boy/E-girl, un tuffo nel futuro con sguardo verso il passato

Raffaele Pizzo*

-Nati dall’ormai in disuso Tumblr ed ispirati dalla cultura emo degli anni Ottanta e Novanta, i moderni E-boy ed E-girl spopolano sulla piattaforma più amata dalla Generazione Z, TikTok (Wondernet magazine 2021). Mentre le sottoculture del secolo scorso (punk, emo, teste rasate, metallari) invadevano piazze e strade sfoggiando i look più disparati in segno di ribellione, questa nuova estetica si concentra esclusivamente online, dove lo stile costruito e fittizio degli E-boy e delle E-girl (o E-kids raggruppandoli) si contrappone alla vita perfetta, reale e concreta mostrata dagli e dalle influencer. 

Da un punto di vista lessicologico entrambi i termini sono accomunati dalla “E” di “electronic” – letteralmente “ragazzi elettronici” e “ragazze elettroniche” –, la quale indica la stretta connessione di questo stile con il mondo digitale. Tuttavia, da un punto di vista diacronico i due termini seguono un percorso differente. La prima attestazione del termine “E-girl” viene fatta risalire agli anni Duemila, periodo in cui era principalmente impiegato in modo dispregiativo per far riferimento a ragazze online in mostra come se in cerca di approvazione dal sesso opposto. Il termine “E-boy” nasce invece intorno al 2010, ma è solo nel 2019 con il boom di TikTok che un maggior numero di ragazzi inizia ad appassionarsi a questo stile includendovi elementi del K-pop e della cultura skater.

Entrati appieno nella cultura degli E-kids è possibile descrivere con maggior precisione i loro rispettivi look (Vox 2019). Caratteristiche essenziali per qualsiasi E-boy che si rispetti sono l’essere glabro, l’indossare pantaloni neri attillati ed avere capelli di media lunghezza tinti o meno. A seconda dello stile che maggiormente li rappresenta, gli E-boy possono successivamente scegliere di indossare gioielli e catene come nella cultura punk, maglie oversize derivanti dalla cultura skater o optare per dei colori neutri seguendo la scia dei Soft-boy. Per quanto riguarda le E-girl, alcuni elementi fondamentali sono: calze a rete, minigonne e pantaloni a vita alta, maglie a righe indossate sotto magliette a manica corta, cinture e scarpe platform. Sebbene il trucco accomuni entrambi gli E-kids, le E-girl osano maggiormente con eyeliner spessi, blush evidente ad effetto “baciata dal sole” accompagnato da lentiggini disegnate e gocce, cuori o puntini sotto gli occhi. 

Per quanto l’esclusiva presenza degli E-kids in rete possa far pensare ad un allontanamento dalla realtà, caratteristica tuttavia fondamentale nella loro estetica, gli E-boy e le E-girl influenzano sia positivamente che negativamente gli adolescenti e l’intera società. Mentre, da un lato, le pose utilizzate nei video TikTok, l’influenza della cultura BDSM e l’eccessivo peso dato alla bellezza esteriore fanno riflettere sulla sessualizzazione incalzante dei corpi e della società, dall’altro, soprattutto gli E-boy, contribuiscono alla lotta contro stereotipi di genere e mascolinità tossica andando contro la cultura Lad, accogliendo positivamente un aspetto più androgino e presentando al mondo un nuovo fascino tutto al maschile. 

Tuttavia, manca nella lingua italiana un corrispettivo che possa sostituire gli anglicismi utilizzati per far riferimento a quest’ estetica. Optare per “ragazzi elettronici” non solo non costituirebbe un buon equivalente traduttivo ma renderebbe il referente ancora più astruso. Pertanto, dal momento che questo stile è nato e si è sviluppato online dove la lingua inglese fa da padrone, il ricorso agli anglicismi sembra la strada da intraprendere. 

*Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”

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Maria Giovanna Petrillo
Maria Giovanna Petrillo 72 posts

Magi Petrillo alias Maria Giovanna Petrillo è professore Associato in Letteratura Francese e giornalista pubblicista. Incardinata presso il Dipartimento di Studi Economici e Giuridici dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Insegna “Abilità Linguistiche in Lingua Francese” e “Civiltà Francofone. Dal 2021 coordina il Collegio Docenti del Dottorato di ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche. Formatrice CLIL/EMILE. I suoi campi di ricerca riguardano la letteratura francese e francofona dal XIX secolo all’estremo contemporaneo; alcuni lavori indagano la polarità tra giornalismo, cinema e letteratura.

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