LIBRI IN REDAZIONE / Biagio Arixi e la sua “Strega borghese”
– Biagio Arixi è nato a Villasor (Cagliari), ma da anni risiede e lavora stabilmente a Roma. Autore di numerose raccolte poetiche, di romanzi e di racconti per ragazzi, tra i quali Il mago innamorato (Einaudi Scuola, 1988), Figlio di vescovo (Pironti Editore, 1988) e Peccati scarlatti (Croce Libreria, 2009), Arixi pubblica Strega borghese nel 2018 per Milena Edizioni. Seguito di Strega plebea (Arkadia Editore, 2012), Strega borghese racconta la storia di Carmen, una donna tanto affascinante quanto misteriosa ed enigmatica. Punto forte del romanzo è la sapiente commistione di occulto e soprannaturale, due elementi che si intrecciano continuamente, arrivando a fondersi in un intrigante gioco misterioso e in un’atavica ricerca del bene e del male.
Carmen è una strega diversa, che ha poco a che fare con le sue consorelle più lugubri e tenebrose che tanta letteratura gotica ha prodotto nei secoli scorsi. Tormentata dalla sua natura particolare, Carmen è la figlia del peccato, una coga, una strega del folclore sardo schernita e ripetutamente offesa dagli abitanti di Villasor. In Strega borghese, le vicissitudini di Carmen la porteranno a prendere coscienza di questa sua natura speciale e tale consapevolezza potrà affrancarla dall’incertezza di essere una creatura sibillina e avvolta da un’aura di mistero.
Mentre in Strega plebea Carmen è alla continua ricerca di sé stessa e delle cause delle sue visioni diaboliche e della sua abilità nel saper destreggiarsi con le erbe officinali e pozioni varie, in Strega borghese Carmen è ormai una donna matura, sebbene abbia ventitré anni, ben conscia delle possibilità offerte dai suoi singolari poteri, che la rendono una donna forte e per questo anche tenuta a debita distanza e ai margini della società intollerante in cui vive. Carmen è una strega buona, potremmo dire, la rappresentazione vivente di quelle Janas, figure mitologiche dal sembiante di fata evocate dai costumi sardi, che si serve della magia per buoni propositi, senza scopi perniciosi.
Biagio Arixi ha saputo tessere la trama di un intreccio avvincente e affascinante, plasmando un’eroina dal fascino inusuale, continuamente ossessionata dalla sua natura e dalle sue facoltà innate. Tra amuleti, visioni ferali, ombre oscure, segreti inconfessabili, sortilegi, presunti incesti e innumerevoli traversie, l’autore sorrese ci svela un universo che cattura le fantasticherie del lettore, che accompagna per mano alla scoperta del folclore sardo, delle tradizioni ancora vive del suo paese natio, utilizzando sagacemente la lingua sarda, la quale dona al romanzo una sfumatura esotica e quasi primordiale, primitiva.
La storia di Carmen e di tutti i personaggi della storia progredisce sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. Malgrado i bombardamenti e le disastrose statistiche di guerra che confermano la perdita di migliaia, addirittura di milioni di vittime, la storia contemporanea sembra solo identificare il periodo storico specifico, senza che questo condizioni fortemente la vita dei personaggi. Arixi preferisce concentrarsi sulle faccende intime e segrete della sua eroina, la quale è l’evocazione diretta e spirituale di tutta la sua gente, l’omaggio devoto alla Sardegna, il misticismo arcano che la sua terra sprigiona da ogni costa, da ogni nuraghe, da ogni vento provvidenziale, da ogni ballu tundu.
Resta da chiederci quale sia la vera natura di Carmen, quale strega o abile donna si nasconda dietro l’attrazione delle sue morbide carni e del suo sguardo penetrante. Carmen è forse la Sardegna stessa, il compendio culturale più generoso e genuino che Arixi potesse donarci e tradurci nelle fattezze della sua eroina, il mondo nascosto e talvolta perverso dei costumi locali. Biagio Arixi stipula così un contratto sinallagmatico col suo lettore, impegnandosi a dargli tutto ciò e aspettandosi in ritorno l’impegno da parte sua di non smettere di seguire con passione e con zelo le sue storie e la sua interessante poetica.
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