San Nicola la Strada. Referendum, le ragioni del Sì
(Redazione) – Si è conclusa ieri la quarta Festa Democratica a San Nicola la Strada, organizzata dal locale circolo del Pd con il contributo determinante dei Giovani Democratici. Due giorni intensi che hanno visto affrontare argomenti di ampio respiro e forte attualità, sia legati strettamente al territorio sia di carattere generale, ma con un forte legame alla quotidianità.
Dalla politica e il territorio, con il confronto tra i sindaci per un governo coordinato dalle città, all’Europa delle opportunità, fondamentale per i giovani e il loro futuro. Fino al confronto dell’ultima sera “La Riforma Costituzionale: verso il Referendum”. E’ stato questo il tormentone dell’estate. E continua a esserlo. A novembre si andrà a votare per il referendum costituzionale confermativo: si dirà sì o no alla nuova Costituzione approvata dal Parlamento.
A introdurre i lavori Lucia Esposito nelle vesti di presidente del partenariato economico e sociale della Regione Campania. Con lei Mario Casillo, capogruppo Pd al Consiglio Regionale, Massimiliano Manfredi, deputato Pd, il senatore Franco Mirabelli, commissario provinciale del Partito Democratico, e l’europarlamentare Pina Picierno, sempre del Pd.
Una riforma costituzionale è attesa da oltre trent’anni: in un mondo che va sempre più veloce, la lentezza e la farraginosità del Parlamento sono sotto gli occhi di tutti e questo condiziona inevitabilmente la vita dei cittadini. Qualsiasi provvedimento deve sottostare a tempi lunghissimi, mentre nel frattempo i problemi restano. I governi hanno cercato di superare questo ostacoli ricorrendo ai decreti, che in teoria dovrebbero essere impiegati solo in casi eccezionali. Ma anche se tutti sono concordi sulla necessità di cambiare il Parlamento, finora nessun governo è riuscito nell’intento. Il punto più importante della riforma Renzi è senza dubbio l’abolizione del bicameralismo perfetto, ovvero quel sistema in cui Camera e Senato fanno le stesse cose. Un sistema che oggi è diventato completamente antiquato perché rallenta e appesantisce la formazione di qualsiasi provvedimento, facendo perdere molto tempo.
Con la riforma sarà la sola Camera a scrivere e a votare le leggi. Il nuovo Senato, invece, sarà ridotto da 315 a 100 membri, di cui 74 saranno consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 nominati dal presidente della Repubblica. Non saranno stipendiati e avranno solo il compito di far da tramite fra il Governo e le Regioni. I cittadini voteranno solo per la Camera, la quale a sua volta voterà la fiducia al Governo. Tutto ciò dovrebbe portare a notevoli risparmi economici, dovrebbe rendere più rapida la stesura delle leggi e semplificare così la vita dei cittadini.
La riforma abolisce definitivamente le Province, da tempo svuotate dei loro poteri e attualmente esistenti solo come organi di coordinamento fra i sindaci. Scompare anche il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, un ente che ormai non ha più nessuna funzione utile, ma che continua a costare almeno sette milioni di euro l’anno. Spariranno inoltre i senatori a vita. Il Presidente della Repubblica potrà nominare cinque senatori, ma resteranno in carica solo per sette anni. Sarà rivista la ripartizione dei poteri fra Stato e Regioni. Cambiano anche gli articoli previsti per il referendum: si potranno votare anche referendum per proporre nuove leggi, mentre attualmente si possono indire referendum solo per abolirle.
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