Una parola al mese. Stan: ritratto di fan autentici e ossessionati

Una parola al mese. Stan: ritratto di fan autentici e ossessionati

Giuseppe Vitale*

“La folla è il luogo in cui confluiscono contemporaneamente emozioni, sentimenti, istinti che si producono e si sviluppano grazie a una sorta di deterioramento delle condotte individuali che trasforma la ragionevolezza in delirio e la comunicazione in ipnosi.” (Bova, 2014: 60). Con queste parole il sociologo Vincenzo Bova fa riferimento a comportamenti collettivi in cui il singolo non si sente più solo ma piuttosto parte di una comunità con la quale condivide interessi, idee e valori. Sebbene il concetto di folla sia
applicato generalmente allo studio di movimenti sociali e politici, questa categoria sociale potrebbe essere oggigiorno anche estesa a fenomeni di aggregazione non politica come le comunità che riuniscono fan di musica, cinema o sport e che condividono la passione e a tratti l’ossessione per un personaggio famoso. Soprattutto nel gergo giovanile e sui social media, il termine oggi impiegato per descrivere un membro di una comunità di fan accaniti e devoti è stan. L’origine del temine inglese risale al testo di una canzone del 2000 di Eminem intitolata per l’appunto “Stan”, il nome di un fan del rapper americano così ossessionato dal cantante al punto di essersi tolto la vita dopo la mancata risposta del suo idolo a una serie di lettere che gli aveva scritto (Gaillot, 2017). Da allora il termine aveva assunto
immediatamente una connotazione negativa per designare persone disposte a commettere gesti estremi e violenti per i propri beniamini. Come infatti si legge nella definizione dell’Oxford English Dictionary, la parola stan, “an overzealous or obsessive fan, especially of a particular celebrity” (IT: un fan devoto o ossessionato di una celebrità in particolare), è classificata come un termine slang dal valore dispregiativo e denigratorio. Solo di recente nel corso degli ultimi dieci anni i parlanti hanno cambiato atteggiamento
nei confronti del termine stan. La riabilitazione semantica di questa parola è stata merito soprattutto dei giovani utenti di social network come Twitter, Instagram e più di recente TikTok (Madden et al., 2019). Contrariamente al passato, essere uno stan oggi è sinonimo di dedizione e impegno, una sorta di onorificenza conferita ai fan più fedeli che supportano incondizionatamente le proprie celebrità preferite.
Il termine stan presenta una storia interessante non solo dal punto di vista del suo significato ma anche in merito alla sua formazione. Morfologicamente la parola è stata inizialmente classificata in maniera erronea come parola macedonia, cioè un lessema creato dall’unione di pezzi di altre parole (Gualdo, Telve, 2011). Nel caso di stan si credeva che si fosse verificata una crasi tra stalker e fan. Si tratta invece di un esempio di deonomastico, ovvero un nome comune derivato da un nome proprio (Aprile, 2005). Il termine risulta inoltre estremamente produttivo dal punto di vista morfologico. Per transcategorizzazione, ovvero il passaggio di un lessema di una classe lessicale ad un’altra senza l’aggiunta di nessun affisso (Palermo, 2015), è stato ottenuto in inglese il verbo to stan, “to greatly admire a singer or other famous person, to an extent that is unusual” (IT: ammirare profondamente un cantante o un altro personaggio famoso, in modi spesso insoliti) (Cambridge Dictionary).
Come per tanti termini slang di origine inglese in uso soprattutto in Internet, la parola stan è giunta anche in Italia sottoforma di prestito integrale, senza dunque nessun adattamento alla grammatica italiana (Aprile, 2005). Non solo il nome stan ma anche il verbo da esso derivato si sta diffondendo tra i giovani italiani come prestito adattato alla morfologia verbale italiana nella forma stannare. Rispetto a quest’ultimo è inoltre interessante osservare l’uso in italiano della forma inglese della prima persona plurale del presente we stan, impiegato nel linguaggio giovanile per esprimere apprezzamento non solo per persone famose ma anche più in generale per cose o eventi, come in: Nonna ha fatto la parmigiana di melanzane, we stan. Si tratta di un caso particolare di prestito non adattato in cui non solo una parola ma una frase intera viene usata in una lingua straniera senza alcun tipo di adattamento morfosintattico.
L’evoluzione semantica del termine stan dimostra come la storia di un lessema e la sua fortuna possano cambiare grazie all’uso che se ne fa nella cultura pop e sui social media. Se qualche decennio fa le celebrità temevano i comportamenti folli e pericolosi dei propri stan, oggi per una persona famosa averli può giocare un ruolo chiave nella scalata verso il successo e la fama mondiale. Inoltre, la presenza di questo termine e dei suoi derivati in lingue straniere è un’ulteriore dimostrazione di come essere uno stan sia un fenomeno globale in grado di unire in una comunità internazionale coloro che condividono la stessa passione per qualcuno o per qualcosa. In modo simile alle folle, gli stan pensano allo stesso modo, agiscono tutti insieme e talvolta in maniera troppo impetuosa spinti dall’ammirazione per il proprio idolo. Per fortuna, al contrario di altri comportamenti collettivi il rischio che gli stan creino dei veri e propri movimenti sociali, o paradossalmente politici, sembra essere per adesso ancora lontano.

*Dottorato in Studi Linguistici, Terminologici e Interculturali – Università degli Studi di
Napoli “Parthenope”

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