Malati immaginari, è nel cervello la causa dell’ipocondria
Il cervello dei malati immaginari non funziona come gli altri cervelli. Paradossalmente, gli ipocondriaci, o meglio il cervello degli ipocondriaci, non ha una corretta percezione del suo corpo, né una sufficiente consapevolezza corporea. Insomma, il male immaginario, in realtà, è generato proprio dalla sua testa e risponde semplicemente a un meccanismo fisiologico. La paura generata dalla mente, dunque, corrisponde a un meccanismo del cervello: la prima è semplicemente il corrispettivo dell’altro.
Questo il contenuto dello studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Cortex che riporta gli importanti risultati di una ricerca condotta da una equipe campana, diretta da Dario Grossi, docente di Neuropsicologia e Neuroscienze Cognitive, direttore del dipartimento di Psicologia dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Lo studio ha dimostrato l’ipotesi circa l’esistenza negli ipocondriaci di un’alterazione della connettività funzionale (cioè del continuo scambio di informazioni) tra strutture cerebrali impegnate nella rappresentazione del corpo. In particolare l’alterazione riguarda il “colloquio” tra due aree del cervello. Una contribuisce al riconoscimento visivo delle parti corporee e a distinguere se queste sono le proprie oppure no (Self Recognition); l’altra è la principale struttura cerebrale che integra le informazioni motorie e sensoriali somatiche. Nei soggetti normali queste due aree sono funzionalmente connesse in maniera molto consistente e lavorano in maniera “sincronica” proprio per consentire l’integrazione della Coscienza Corporea, con una piena coscienza di Sé e del proprio corpo. Negli ipocondriaci i ricercatori riscontrano una “asincronia” di funzionamento della normale integrazione della Coscienza Corporea. “Sembra un paradosso – spiega Grossi – gli ipocondriaci sono eccessivamente concentrati sul loro corpo, hanno un’amplificata enterocezione, ma hanno una ridotta funzionalità nelle reti neurali che consentono la consapevolezza corporea. Forse proprio queste discordanti elaborazioni cerebrali consentono la costruzione di malattie immaginarie”. Lo studio di queste connessioni funzionali è stato possibile utilizzando una speciale applicazione della Risonanza Magnetica, eseguita mentre il soggetto è in condizione di riposo (in inglese resting state functional imaging). Questa tecnica fornisce moltissime informazioni che devono essere attentamente vagliate alla luce dell’ipotesi di lavoro. Ben 22 pazienti ipocondriaci hanno accettato di partecipare alla ricerca, sottoponendosi ad una normale Risonanza Magnetica, insieme a 14 soggetti sani.
Dario Grossi e Luigi Trojano, neuroscienziato docente di Psicologia Fisiologica dello stesso Dipartimento, hanno elaborato un modello teorico delle basi neurofunzionali della regolazione delle emozioni e della Enterocezione e si sono proposti di applicarlo ai pazienti ipocondriaci. Da qui è nato il progetto di indagare il cervello degli ipocondriaci ed è iniziata la collaborazione con: Mariachiara Longarzo, dottore di Ricerca in Scienza della Mente, Fabrizio de Luca, psicoterapeuta specializzato nel trattamento dei pazienti con disturbi psicosomatici, Mario Quarantelli, neuroradiologo, ed Elena Salvatore, neurologa, dell’Università Federico II, insieme a Carlo Cavaliere, neuroradiologo, e Marco Aiello, fisico esperto in analisi delle bioimmagini, della Fondazione SDN.
Fonte. Comunicato stampa
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