Che meraviglia quel dialogo! Al Civico 14 il duo Pascale-Balbi
– Scrivere di Dialoghi sulla meraviglia non è facile, come non è facile accettare le conclusioni proposte dai due interpreti. Provare non costa nulla e perciò, con incertezza ardimentosa, si cercherà di mettere insieme qualche parola chiarificatrice. Antonio Pascale, scrittore casertano, e Amedeo Balbi, astrofico attualmente di ruolo all’Università di Roma Tor Vergata, hanno elaborato una complessa conversazione sul tema del libero arbitrio, ospitata dal Teatro Civico 14.
I più prevenuti stanno già chiudendo l’articolo. Pesante, potrebbero erroneamente pensare. Invece gli autori, aiutati da un tavolino, una panca e qualche righello, sono riusciti a creare un clima confidenziale quasi da salotto. La scenografia e gli atteggiamenti scanzonati suggeriscono un chiacchiericcio amichevole, senza pretese di profondità. In realtà avviene l’opposto, ma quest’alleggerimento eleva il tasso di gradevolezza dello spettacolo. Pascale molto indie: barba semi lunga, pantalone che si piega negli stivaletti e un rivedibile calzino a rombi sgargianti; Balbi, invece, vestito di rigore scientifico: giacca, cardigan, risvoltino bello preciso e calze monocolore. L’idea nasce da un espediente di vita quotidiana. Antonio Pascale, parlando dell’Anna Karenina di Tolstoj, viene morso dal tarlo di una complessa riflessione: e se anche la nostra vita fosse già decisa in partenza? “La libertà è un’illusione” è la risposta del Balbi. Dopo questa sentenza, l’astrofisico romano ha avuto la possibilità di rendere intellegibile il suo pensiero citando le tesi di alcuni grandi filosofi occidentali e facendoli interagire con secoli di ricerca scientifica. Il quadro che ne viene fuori è sconvolgente, tuttavia gli argomenti più scottanti non paiono essere nuovi alle orecchie dell’umanità. Sembrano gli uomini a essere diffidenti nei loro confronti. Fatto sta che tali parole, espresse in modo giocoso, hanno vista attenuata la propria indole rivoluzionaria. E sta qui il genio dei dialoghi. Antonio Pascale e Amedeo Balbi hanno gettato un semino, non hanno stravolta l’esistenza allo spettatore, poiché gli hanno lasciato il gravoso compito di raccogliere i frutti di tale semina. E non poteva esserci modo più bello per presentare la propria tesi. Senza fregiarsi dei vessilli della verità, i due autori hanno consegnato gli strumenti che consentono di immaginare – e diventare – individui più consapevoli. Si sono schierati dalla parte della rivoluzione e, attraverso il loro spettacolo, hanno invitato a seguirli.
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