Ernesto Rossi, quel pezzo di Caserta a Ventotene
(Enzo Battarra) – C’è un pezzo di Caserta, un pezzo importante, in quel Manifesto di Ventotene, tanto citato in questi giorni dai media internazionali grazie al vertice voluto da Matteo Renzi insieme con Angela Merkel e François Hollande a bordo della portaelicotteri Garibaldi, attraccata proprio lungo la costa dell’isola dell’arcipelago pontino.
Quel pezzo importante si chiama Ernesto Rossi. Nacque proprio a Caserta il 25 agosto 1897, quindi in questi giorni si ricordano i 119 anni dalla nascita. Morì a Roma il 9 febbraio 1967. Wikipedia lo descrive come politico, giornalista, antifascista ed economista italiano, attivo nell’ambito del Partito d’Azione e del successivo Partito Radicale, ma soprattutto ricorda che Ernesto Rossi, “con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni è, in Italia, tra i principali promotori del federalismo europeo“. Il Manifesto di Ventotene venne scritto nel mese di agosto del 1941 da Spinelli e da Rossi quando si trovavano confinati nell’isola. Il documento fu pubblicato in clandestinità e curato da Colorni ed è considerato il libro più importante e il testamento morale di Ernesto Rossi.
Orbene, non per rinfocolare recenti polemiche sul “deserto casertano” che non meritano più di essere perpetrate per l’infondatezza di elementi validi da parte di chi ha così mal interpretato un territorio fin troppo fertile e certo non desertico, va detto che Ernesto Rossi è un capitale fondativo e culturale dell’Unione Europea. E bene lo sa Gianni Pittella, eurodeputato, presidente del Gruppo S&D, socialisti e democratici, del Parlamento Europeo. Nel suo volume “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa”, scritto insieme con Elido Fazi nel 2013, ricorda la figura centrale del politico casertano, collocandolo nel suo giusto ruolo storico.
Caserta ha ricordato Ernesto Rossi intestandogli una strada e dedicandogli una targa in piazza Vanvitelli, a ricordo di quello che era stato il suo palazzo natale, proprio al fianco del Comune
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