I riti del solstizio. La Danza del Sole

I riti del solstizio. La Danza del Sole

Augusto Ferraiuolo*

– Credo che diversi tra noi ricordino le scene di un famoso film degli anni settanta, dal titolo “Un uomo chiamato cavallo”. Il film tratta di un bianco che viene accettato da un gruppo di Nativi Americani e per questo passa attraverso un rito iniziatico molto cruento: con degli artigli uncinati nel petto viene issato verso il sole, durante una lunga cerimonia.

Questa cerimonia è la Danza del Sole, un rituale caratteristico di quasi tutti i gruppi di Nativi Americani in Nord America. Proprio per alcune forme di auto-punizione, il cosiddetto piercing rituale, molto spesso non veritiere e certamente male interpretate, venne proibita sul finire del 19mo secolo. Oggi è ancora praticata, con scopi diversi, in particolare quello di rafforzare una identità etnica in pericolo.

Innanzitutto il mito d’origine: nelle diverse versioni è sempre l’incontro tra un nativo-americano solitario e uno o più bufali. Il bufalo è un animale sovrannaturale ed è emissario di poteri: è il bufalo che istruisce l’uomo su come danzare e quindi su come vivere. Il mito è questo: L’uomo, estenuato da una lunga marcia si riposa sotto un albero. Sogna. Sogna di un bufalo. Quando si sveglia il bufalo è lì, allora cerca di scappare ma il bufalo lo raggiunge facilmente e lo butta a terra. Allora l’uomo comincia a combattere con tutte le sue residue forze. Il bufalo gli dice “Non farlo, io non sono quello che tu credi”. Allora l’uomo smette di combattere e il bufalo gli dice “Torna dal tuo popolo e dì che hai visto Dio”. Ancora “Dì ai tuoi di costruire una capanna con l’ingresso verso est e di proteggerle con corna di bufalo. Fa mettere un palo al centro e dodici ai lati. E quando il sole scenderà tutti gli uomini danzeranno muovendosi dall’esterno verso il centro. Altri suoneranno i tamburi. Dovranno suonare e ballare per quattro notti e quattro giorni senza mangiare”. Così è cominciata la danza del sole.

Lo scopo della danza è di ottenere una visione. Per questo fine il digiuno, la danza e forme di penitenza del corpo vengono effettuate. Si prega il Sole, che è Hunhayapi (al tempo stesso testimone e parente). Qui è interessante ricordare uno specifico della religiosità dei Nativi: molto spesso si pensa che Wakan-Tanka sia il loro Dio, l’essere supremo. Ma il concetto antropomorfico di essere divino è di origine missionaria (per questo si parla di sincretismo nel caso della religiosità Nativa). Wakan è tutto ciò che è incomprensibile. Da questo punto di vista è preferibile parlare di divina essenza presente in tutta la natura.

Il sole, come intermediario tra l’uomo e Wakan, comunica con l’uomo attraverso i sogni e le visioni. Sarà il sole ad assicurare l’uomo circa le sue vittorie contro i nemici. La cerimonia è normalmente organizzata d’estate, in genere tra la luna piena di giugno e luglio – intorno quindi al solstizio d’estate – e dura fino a 12 giorni. I primi 8 sono dedicati alla ricerca del sito e alla preparazione della tenda, dei pali, insomma di tutto quello che sarà utile per la danza, che è elemento centrale degli ultimi 4 giorni. Descrivere la Danza non è cosa semplice: Joseph Jorgensen nel 1972 ha individuato qualcosa come 374 momenti che costituiscono il livello che è chiamato ortoprassi (il rispetto delle corrette pratiche). Ci sono poi cerimonie all’interno della cerimonia: oltre la danza (elemento fondamentale e comune), ad esempio chi ha intenzione di diventare sciamano praticherà il rituale chiamato “Fissare il Sole Bisonte”. Sostanzialmente si tratta di un’altra forma di piercing rituale: con degli artigli infissi nella schiena il futuro sciamano si accolla pesanti teschi di bisonte.

Questo uso del corpo non va inteso come dimostrazione esteriore di coraggio, nessuno dimostra niente a nessun altro. Bensì va interpretato come forma estremamente intimistica di connessione con la Terra: il danzatore dona alla terra il proprio sangue. Questo spiega perché le donne – che pure possono praticare il piercing – raramente praticano questo rituale: la loro offerta alla Terra avviene attraverso il ciclo mestruale e il parto. Perciò chi ha interpretato questo rituale come esempio di una società sessista, con le donne che occupano un ruolo di secondo piano, ha decisamente sbagliato. Questa separazione non appartiene ai Nativi-Americani. E si ricordi, in ogni caso, che il piercing rituale non è una condizione necessaria: si può essere danzatori senza mai praticare il piercing.

Uno dei punti che mi preme illustrare riguarda il rituale di iniziazione connesso alla Danza del Sole. Ricordando che questa danza è riscontrabile in numerosi gruppi, anche molto diversi e soprattutto distanti geograficamente tra loro, e quindi alcune differenze sono direi inevitabili, la procedura iniziatica che descriverò è particolarmente diffusa. Nello specifico la descrizione riguarda gli Shoshone che sono originari del Wyoming e Montana. Le loro riserve furono individuate nello Utah e nell’Idaho, sul finire del XIX secolo.

In generale i novizi “entrano nella danza” in età compresa tra i 15 e i 25 anni (i maschi prima delle donne). Adesso la tendenza è di cominciare quando si è ancora teen agers.

Cosa succede? Tra gli Ute-Shoshone il ragazzo comincia a sognare quelli che chiamerà “fantasmi”o “ombre” di antenati (nusakac). Nel sogno questi spiriti compaiono in forma di animali come bufali, aquile, orsi. Va ricordato che la base della religione dei nativi americani è totemica: ogni clan ha uno specifico animale mitico come antenato.

All’inizio il ragazzo rivelerà solo pochi dettagli di questi sogni, magari ad un fratello, un cugino, comunque un parente prossimo ma di analoga età. La ragione è che ha paura: si sveglia con sintomi di febbre, molto sudato.

Se il sogno è ricorrente allora è evidentemente un richiamo (call), un invito a “cercare potere”. Se lui ignorerà i sogni o la richiesta ricerca di potere allora è destinato a morire per queste febbri.

Chi può dare il potere necessario alla guarigione dalle febbri (attraverso la danza) è lo sciamano, a cui il ragazzo viene portato da qualche anziano della sua famiglia.

Lo sciamano inizierà allora ad istruire il ragazzo per la danza. In primo luogo gli dirà cosa ci si aspetta da lui e cosa succederà se non dovesse seguire le regole. Se non sarà pronto per la prossima danza o se decidesse di non partecipare il suo corpo perderà tutti i liquidi. Occorre seguire una particolare dieta (carne secca e crackers). Ma soprattutto al ragazzo si richiede di meditare sul bufalo (animale mitico della danza del sole) e sul perchè è stato chiamato a danzare. In genere la meditazione è guidata dallo sciamano e si conclude sempre con l’avvertimento alla cautela: il rischio di sottovalutare il bufalo e quindi di soccombergli è molto grande.

Lo scopo della danza è quello di ottenere una visione, lo sciamano allora avvertirà il giovane di non “strafare” e di ballare solo 12 danze e che non sempre la visione si raggiunge. Questa fase di preparazione – una fase liminale – prevede inoltre una serie di richieste e di obblighi: può essere riassunta come una preparazione a come vivere, a rispettare la famiglia, il clan e gli anziani, di sposare una donna Shoshone e di mantenere l’integrità di vita caratteristica di questo gruppo.

Non si tratta di generiche regole di vita ma di un cambiamento radicale: il ragazzo entrerà nella danza da ragazzo e ne uscirà da uomo. Acquisterà potere e con esse le responsabilità connesse. Per esempio la danza lo renderà estremamente virile, ma lui dovrà controllare questo istinto edonistico. Vivrà con una donna solo se la sposerà, per mantenere l’ integrità della famiglia Shoshone. Il discorso edonistico è fondamentale: è visto come una caratteristica dei bianchi ed è contrario allo spirito comunitario che invece pervade tutti i gruppi Nativo-Americani.

Ancora, non dovrà bere alcool perchè l’alcool può disciogliere il suo potere. Dovrà meditare e praticare la “buona vita”, cioè rispetto del clan e degli amici. E così via. In poche parole tutto è teso alla comprensione del potere e al suo controllo.

Non è mia intenzione proporre alcuna comparazione tra questo rituale ed altri, anche se, soprattutto oggi, ne sono fortemente tentato per ovvi motivi. Quello che importa è sottolineare come il rituale segni il passaggio da uno stadio ad un altro, che comporta una diversa maturità, diverse regole pragmatiche e ideologiche, basate sul rispetto di se stessi e di rispetto altrui. È l’ingresso in una nuova vita, sicuramente migliore.

*Antropologo culturale, Lecturer alla Boston University

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Maria Beatrice Crisci
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Mi occupo di comunicazione, uffici stampa e pubbliche relazioni, in particolare per i rapporti con le testate giornalistiche (carta stampata, tv, radio e web).Sono giornalista professionista, responsabile della comunicazione per l'Ordine dei Commercialisti e l'Ordine dei Medici di Caserta. Collaboratrice de Il Mattino. Ho seguito come addetto stampa numerose manifestazioni e rassegne di livello nazionale e territoriale. Inoltre, mi piace sottolineare la mia esperienza, più che ventennale, nel mondo dell'informazione televisiva, come responsabile della redazione giornalistica di TelePrima, speaker e autrice di diversi programmi. Grazie al lavoro televisivo ho acquisito anche esperienza nelle tecniche di ripresa e di montaggio video, che mi hanno permesso di realizzare servizi, videoclip e spot pubblicitari visibili sulla mia pagina youtube. Come art promoter seguo alcune gallerie d'arte e collaboro con alcuni istituti scolastici in qualità di esperta esterna per i Laboratori di giornalismo. Nel 2009 ho vinto il premio giornalistico Città di Salerno.

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