Il corpo umano, un grande veicolo di informazione

Il corpo umano, un grande veicolo di informazione

Tiziana Barrella -Il corpo umano, da sempre studiato ed esaminato sotto più profili – scientifici, artistici, psicologici, filosofici e religiosi – è anche un efficace strumento utilizzato per veicolare informazioni di massa. Obiettivo principale di tutti coloro che necessitano di trasmettere un concetto, un’idea, un prodotto, un’informazione, è quella di utilizzare un mezzo che consenta ai sensi e alle emozioni di attivarsi in modo totalitario e duraturo nel tempo. Il corpo umano raggiunge pienamente il risultato sperato. Diventando un vero e proprio simbolo volto ad identificare un concetto più ampio infatti, alcune note agenzie di marketing mostrano immagini precise per rafforzare il messaggio che si vuole promuovere. In tal senso si pensi ad esempio a come l’immagine di un cervello possa essere molto efficace per rappresentare il concetto di “idea” o di “intelligenza” o per evidenziare come la vita umana sia permeata da una presenza divina onnipresente e che tutto osserva – in alcune tradizioni religiose o
 di matrice esoterica, l’immagine di successo a cui si rimanda è un occhio: l’occhio onniveggente che tutto vede e che manifesta la presenza di Dio in ogni luogo. Il corpo e le sue singole zone, sono quindi un potente strumento facilitante attraverso cui consentire la comprensione e la memorizzazione di un’informazione.
A quanto pare, la storia ci insegna come, anche in un lontano passato, la stimolazione dei sensi attraverso immagini, suoni e odori, potesse essere una modalità di trasmissione efficace di un messaggio in cui, il corpo umano, appare il protagonista assoluto ed indiscusso. Molte azioni rituali fortemente simboliche, venivano utilizzate sapientemente da chi necessitasse di far arrivare un messaggio preciso pur senza l’utilizzo di alcuna modalità comunicativa tipicamente verbale o codificata. Ricalcando le orme della storia infatti, si ricorderanno certamente le azioni cariche di simbolismo di cui erano pregne discutibili e creative forme di violenze pubbliche o punizioni corporee. la spettacolarizzazione delle azioni lesive era più che frequente nel passato e la creatività rispetto al metodo utilizzato, reggeva le masse in maniera più efficace di qualsiasi forma di codificazione scritta o dettame oralmente trasmesso. Alcuni tipi di metodi volti ad estorcere la verità o tipicamente punitivi utilizzati nei confronti di chi si macchiava di un dato crimine avevano una duplice funzione: venivano diffusi con una straordinaria velocità – pur senza godere dei moderni sistemi informatici – e avevano lo scopo di mostrare pubblicamente la forza e potenza del soggetto punente. La rappresentazione della forza e della autorità di un regnante o di un popolo, veniva manifestata anche attraverso scenografiche modalità di deturpazione dei corpi dei nemici. Dopo una sanguinosa battaglia, non era infrequente infatti, in certe epoche storiche, che i vittoriosi impalassero o crocifiggessero i propri nemici. Tantomeno infrequente era la comunicazione non verbale nitidamente percepita attraverso alcune forme pubbliche di punizione o di ammonimento come la gogna, l’impiccagione, la successiva ghigliottina o i sistemi di “purificazione dell’anima dal demonio”, adottati in epoca medioevale nei confronti delle remotissime ed improbabili imputazioni di stregoneria. Un ulteriore e più moderno esempio di come certe modalità comportamentali varino da epoca in epoca ma, di fatto, non mutino la loro sostanza, è una forma di comunicazione non verbale trapelante dal modus operandi di talune associazioni di stampo criminale. Attraverso una vera e propria ritualistica siffatte associazioni mirano a propagare specifiche informazioni o avvertimenti che, evidentemente, ed a parer loro, non sarebbero diversamente comprese se non attraverso la realizzazione di azioni fortemente caratterizzate.
Le azioni lesive ritualsimboliche miravano e mirano a generare un impatto controllante e deterrente fondato sulla visualizzazione, sulla stimolazione delle percezioni sensoriali e “sull’effetto empatia” – eventualmente generata negli spettatori. Il discutibile effetto finale sperato però non fornisce sempre il risultato ambito: l’esperienza e la storia ci insegnano che non è l’innalzamento della soglia della pena ad arginare in modo definitivo i fenomeni criminali o quelli evidentemente ritenuti tali.

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Tiziana Barrella
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Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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