L’artista Alexey Morosov al museo archeologico nazionale di Napoli
(Mario Caldara) – Pontifex Maximus è un nome che già da solo basterebbe per presentare la mostra dell’artista Alexey Morosov, che trova la sua location ideale nel MANN, il museo archeologico nazionale di Napoli. Un nome latino che va a riflettere la filosofia e le intenzioni dell’artista. Pontifex, un ponte tra classico e moderno, tra passato e presente, tra l’antico e il contemporaneo. Reduce da una personale alla Biennale Internazionale di Mosca, studioso dell’iconografia classica, Morosov spoglia le proprie opere da simbolismi storici ed effettua un autentico processo di attualizzazione. Nell’atrio centrale del Museo Archeologico, poli opposti, differenti, riflettenti mondi divisi da centinaia di anni, da diversi modi di approcciarsi alla vita e, quindi, all’arte, trovano una congiunzione, un collegamento, sintetizzato nelle sue opere, trenta sculture plastiche armoniosamente composte da elementi dell’arte classica e da elementi della vita moderna – questi ultimi spesso legati alla tecnologia. In questa maniera, sembra quasi che le opere, i cui riferimenti a determinate epoche sono chiari, si liberino dalle catene temporali, decontestualizzandosi e andandosi a collocare in una propria dimensione futura, slegata da tutto. Questa è l’essenza della filosofia dell’artista, la combinazione tra classico e innovazione, tra i linguaggi contemporanei e una nuova interpretazione della storia, del passato, così da ricercare un rinnovamento artistico. Una mostra cui si potrà assistere fino al 31 agosto – promossa dal Museo d’Arte Moderna di Mosca con il MANN, con il patrocinino del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – di un artista come Morosov, i cui lavori sono ammirati e celebrati in tutto il mondo, tanto da affermarsi sulla scena internazionale come una delle figure più significative dell’arte contemporanea.
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