Quando Atteone perse la testa per Diana e diventò cervo
(Enzo Battarra) – Nel Parco della Reggia di Caserta, nel punto più elevato, a un passo dalla cascata e dalla fontana principale, dialoga con le figure mitologiche il ristorante “Diana e Atteone”. Il suo patron è Nino Scarpato. Qui si consuma il dramma dell’uomo cacciatore punito dalla sua dea e trasfigurato in cervo. Da qui si vede il Palazzo vanvitelliano in tutta la sua maestosità. Questo già basterebbe. Poi, una volta seduti a tavola, s’incontra il territorio, quello della mozzarella, della ricotta di bufala, degli ortaggi freschi. Lo chef ha molta cura nel preparare i piatti, si coniugano gusto e immagine. Non si dimentica un posto così.
A tavola il viaggio continua per un’altra emozione. Entrée di riso con zafferano del Matese: profumi nuovi e nostrani al tempo stesso. L’innovazione è nella sfida di misurarsi con un piatto forte della tradizione, la parmigiana di melanzane (in foto di copertina), che qui diventa al cucchiaio, cucinata al vapore. In questa pietanza regna sovrana la mozzarella, farcita, o meglio ancora contaminata da dadini di melanzane. E’ come voler ribadire che il gioiello vanvitelliano insiste su un territorio che è la Campania Felix. E ben vengano allora altri prodotti dell’orto, con il guazzetto di zucchine e basilico con quenelle di ricotta di bufala e verdure croccanti (in foto). Ma Terra di Lavoro è pur sempre bagnata dal mare, ed ecco allora gli gnocchi di patate con frutti di mare e pachino vesuviano (in foto). Per tutti i piatti ottimo l’abbinamento con il Riccio Bianco Alepa, un pallagrello che esalta le virtù enologiche di Terra di Lavoro.
Ci si potrebbe anche fermare qui, ma come non concedersi una millefoglie con crema pasticcera allo Strega. Deliziosa chiusura con un generoso sorso di “nucillo ‘e curti”.
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