Rubrica di Psicologia positiva. La violenza nascosta

Rubrica di Psicologia positiva. La violenza nascosta

Armando Rispoli -Uccise, maltrattate, sfigurate, perseguitate. Quando si parla di violenza sono questi i termini che vengono associati alle vittime, che siano donne o uomini. Ma esiste una violenza ancora più
nascosta, più silenziosa: quella psicologica. La violenza psicologica è più difficile da riconoscere della violenza fisica, perché non lascia segni sul corpo e rappresenta una delle forme di abuso più gravi e dannose che si possano perpetrare nei confronti di altri essere umani. La violenza psicologica è più subdola e per questo motivo, la vittima spesso non riesce a identificare e a reagire alle dinamiche di abuso.Tipicamente, una delle parti coinvolte continua a sminuire l’altra e a sottolineare la sua presunta inferiorità, creando un ambiente tossico in cui la vittima è costantemente denigrata, umiliata e privata della propria dignità. Essa può esprimersi attraverso molteplici manifestazioni, alcuni esempi sono offese, accuse, atti denigratori, minacce, insulti, umiliazioni, svalutazioni, isolamento sociale, limitazione della
libertà, controllo, proibizioni di frequentare amici e parenti, esclusione dalle decisioni importanti che riguardano la famiglia o la coppia, mancata assistenza in caso di malattia o bisogno. Questi comportamenti possono variare di frequenza e di intensità, possono essere più o meno manifesti ed espliciti, ma in ogni caso non si dispiegano in un singolo episodio. In quanto forma di maltrattamento, infatti, la violenza psicologica ha carattere ricorsivo, si sviluppa nel tempo in un crescendo di gravità e può seguire un andamento ciclico, in cui alle aggressioni si alternano momenti di calma e riappacificazione.
Per la vittima diventa un susseguirsi di umiliazioni e vessazioni, che possono includere insulti personali diretti (“sei brutta”, “sei stupido”, “non capisci niente”), svalutazioni legate ai ruoli sociali (“non vali niente come moglie/marito/madre/ lavoratrice”), svalutazioni dei risultati conseguiti (nello studio o nel lavoro), ridicolizzazioni in pubblico, forme di controllo generalizzato (monitoraggio degli spostamenti, delle relazioni, dei canali social, delle mail, del telefono, delle password, delle spese, dell’abbigliamento), accuse e attribuzioni di colpe da parte dell’abusante rispetto ai comportamenti da lui agiti (“è colpa tua se faccio così”, “se tu fossi diversa/o questo non accadrebbe”), minacce di ripercussioni dirette verso lei, i figli, o la sua rete sociale (familiare, amicale, lavorativa) se la vittima non obbedisce ad dettami dell’abusante. Una delle forme di violenza psicologica recentemente tornata oggetto di studio è il cosiddetto Gaslighting, che è una forma di manipolazione psicologica attraverso la quale l’abusante presenta alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare di se stessa, della sua stessa memoria e percezione, della sua capacità di analisi e valutazione della realtà fino a farla sentire disorientata, inadeguata, o addirittura sospettosa di star sviluppando un disturbo psichico. Il Gaslighting si può manifestare anche attraverso la negazione che determinati episodi siano mai accaduti (compresi gli episodi di maltrattamento, ma non solo questi), o al contrario, attraverso l’invenzione che determinati eventi abbiano di fatto avuto luogo, infine potrebbe essere agito attraverso la vera e propria messa in scena di situazioni insolite, bizzarre, con l’intento di disorientare e confondere la vittima. Purtroppo, ancora oggi, la violenza psicologica è un fenomeno che può rimanere a lungo sommerso, spesso confuso con il conflitto di coppia, nonostante, anche dal punto di vista legislativo, formi parte integrante del reato di maltrattamento intrafamiliare (tra partner). Se ci si riconosce in una delle situazioni di cui abbiamo parlato sopra o si avverte un senso di malessere all’interno di una relazione sarebbe bene parlarne e confrontarsi per ascoltare altri punti di vista. Inoltre per uscire dall’isolamento, è fondamentale riscoprire un hobby che appassiona, iscriversi ad un corso per incontrare nuove persone con interessi simili, cercare in pratica di affacciarsi quitidianamente su pratiche e contesti sani. Solo in questo è possibile recuoerare le emozioni positive e la giusta connessione con gli altri. Per riacquistare fiducia negli altri, è importante selezionare alcune persone di fiducia a cui confidare il proprio malessere. Contro l’ansia, l’attività fisica può essere un valido alleato. L’esercizio regolare rilassa, stimola la produzione di endorfine e, attraverso il raggiungimento di piccoli obiettivi, aumenta l’autostima. In ultimo, ma con non minor importanza è fondamentale riferirsi a centri, associazioni a gruppi che permettano di sentire una rete salda alle proprie spalle per poter prendere definitivamente le distanze da chi diventa abusante.

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