Solstizio d’inverno, arriva la notte più lunga dell’anno
-Il solstizio d’inverno è probabilmente uno dei giorni del calendario gregoriano in cui sono particolarmente concentrate storie, leggende popolari, usanze tipiche. Per alcune tradizioni, portare a casa un rametto di Agrifoglio, pianta sempreverde è di buon auspicio, ma c’è anche chi accende candele, chi brucia nel proprio camino ceppi di alberi (preferibilmente di Quercia) per augurarsi il rapido ritorno della luce o chi talvolta organizza escursioni in montagna, ritiri spirituali e celebrazioni volte a creare un benaugurante contatto con le energie della natura.
Ma il culto del Sole e dei suoi movimenti è molto antico; senza tornare necessariamente a cerimoniali primordiali, basterà dire come già in epoca imperiale il 21 dicembre, la notte più lunga dell’anno, segnava l’inizio del periodo di festeggiamento dei Saturnalia, festa pagana molto sentita dell’antica Roma dedicata al dio Saturno (Crono) e caratterizzata da diversi giorni di pura baldoria in cui non si poteva combattere, portare il lutto o lavorare.
La rinascita del Sole e il ritorno alla luce già a partire dal 22 dicembre, quando l’incandescente astro comincia nuovamente il suo cammino ascendente, ha sempre assunto un gran peso e in molti paesi se ne trova un’evidente traccia. Sia in oriente che in occidente, ai movimenti del Sole erano dedicati riti e celebrazioni.Il culto della luce aveva un significato mistico; in Egitto, in Gran Bretagna, in Messico e in tanti altri luoghi, strutture monumentali come le grandi piramidi o siti archeologici come Stonehenge, utilizzavano la luce solare come elemento rigenerante, fonte di energia pura e quindi di vita. Il famoso complesso megalitico inglese, forse di uso sacrale, composto da una disposizione concentrica di enormi massi equidistanti fra loro, nei giorni dei solstizi, viene attraversato Sole in modo perfetto, creando suggestivi giochi di luce che attirano ancora oggi migliaia di visitatori. Ma questo non è solo l’unico esempio che vede il Sole come indiscusso protagonista. Secondo gli studiosi di geografia sacra, i costruttori dell’antichità avevano l’abitudine di erigere gli edifici posizionandoli in modo tale che potessero beneficiare del percorso della luce. I raggi del Sole, facendo il loro ingresso nella struttura, amplificavano tutte le energie dei luoghi ed ovviamente degli individui che accedevano agli stessi. Il varco di accesso delle chiese e delle cattedrali dell’antichità infatti era prevalentemente rivolto ad EST ed i solstizi erano i momenti “luminosi” di riferimento per strutturare sapientemente l’edificio utilizzando al meglio le potenzialità offerte dalla natura.
I “due patroni” del periodo solstiziale, San Giovanni di Inverno e San Giovanni d’Estate, rispettivamente l’Evangelista ( 27 dicembre) ed il Battista (24 giugno), simbolicamente rappresentano l’inizio e la fine del ciclo solare ed evidenziano in un certo qual modo l’ambivalenza presente in ogni cosa: il giorno e la notte, la nascita e la morte, proprio come il Sole, che nel momento stesso in cui arriva al suo punto massimo di declinazione, torna ad ascendere in un moto perpetuo. Il solstizio di inverno è quindi un vero e proprio indicatore a partire dal quale, la luce, dopo il trionfo delle tenebre, inizierà a prendere il sopravvento e far si che le giornate si allunghino nuovamente.
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