25 novembre, la giornata per dire no alla violenza sulle donne
Tiziana Barrella *
Emulazione? Crolo dei valori? Mancato rispetto della vita? Cosa scatena l’ira e la violenza sulle propriecompagne, sulle madri dei propri figli, su giovani ragazze o su perfette sconosciute?
La violenza su chi si presume essere il sesso debole è un fenomeno piuttosto antico. Ancor prima dei tempi moderni, quando la vita umana non era probabilmente il bene più prezioso, sembrava quasi che le violenze di ogni sorta fossero un fenomeno pressoché “naturale”!
guerra, era quasi sempre prassi usare violenza sulle donne di altra appartenenza per affermare la propria discendenza o per infliggere al proprio nemico un’ ulteriore punizione. Donne sfruttate, bruciate, costrette a terribili umiliazioni, nei secoli insomma, lo scenario sembrerebbe essere caratterizzato da un comune denominatore: considerare la vita come un bene appropriabile e privo di significato.
Nonostante gli enormi progressi, i successi dei tempi moderni, le statuizione a livello internazionale dei diritti fondamentali dell’individuo, la situazione odierna non appare affatto semplice. Indubbiamente, la sacralità della vita ha assunto nel corso del tempo un peso diverso, ma ancora oggi però, siamo davvero ben lontani dal considerare “biblicamente parlando”, la donna come una costola dell’uomo, come una parte quindi fondamentale di sé!
Molte forme di abuso si sono dissipate nel tempo con l’affermarsi della modernità, ma casi atroci come quello di Pamela, di Desirée, folli come quello di Noemi Durini, o terribili come i drammi familiari consumatesi di recente di Laura Pirri, di Antonella Laurenza e di tutte le altre vittime la cui memoria si onora, fanno intuire che siamo piuttosto lontani dai concetti di umanità e rispetto che dovrebbero essere invece la base della nostra quotidianità. Solo in quest’anno, secondo le statistiche si sarebbero consumati circa 65 femminicidi oltre ai casi non citati in cui, l’abuso psicologico, fenomeno sempre più diffuso e spesso non di semplice rappresentazione, almeno in una chiave di lettura giuridica, la fa da padrone.
Ed è proprio sull’abuso psicologico che il nostro focus attenzionale si è rivolto in modo intensivo negli ultimi anni. Abbiamo cercato di chiarire, attraverso l’ausilio dei maggiori professionisti del settore, cosa sia realmente; lo abbiamo descritto ed analizzato, abbiamo realizzato progetti informativi e formativi volti a far si che si potesse in qualche modo offrire uno spunto per riconoscere ed eventualmente contrastare un possibile abusante. Abbiamo insomma dato vita a una vera e propria lotta fatta a colpi di informazione e sensibilizzazione perché crediamo fortemente nell’idea che la parola prevenzione non debba rimanere solo segregata fra le pagine di un dizionario.
Analizziamo nello specifico il profilo tipico di un manipolatore affettivo, cosa produce un abuso psicologico e perché non ci si sottrae secondo le più accreditate teorie in merito.
Chi è il manipolatore affettivo?
Sono soggetti molto abili e talvolta astuti nel far incastrare le proprie esigenze con le altrui debolezze. Possono essere amici, parenti, partner, uomini o donne.
Hanno di fondo problemi pscichici non dichiarati e non sempre facilmente individuabili.
Capaci di poca empatia e privi di senso di colpa; poco senso della responsabilità; poco capaci di instaurare qualunque relazione profonda.
Tendenzialmente anaffettivi e bravi a cogliere le debolezze altrui.
Alternano momenti di tenerezza a comportamenti riprovevoli; aggressivi; tradimenti; bugie; promesse.
Su cosa fa leva un manipolatore affettivo ?
Più o meno consapevolmente, fanno leva sulle nostre ferite profonde e sui nostri bisogni, sul nostro senso di abbandono, rifiuto, scarsa autostima
Utilizzano per amplificare la propria forza, il senso di colpa e la paura della vittima
Perché non ci si sottrae facilmente o non si riconosce un manipolatore?
A volte si vive nella così detta “Sindrome della crocerossina”, ovverossia la falsa credenza di dover aiutare l’altro perché è un fragile.
Paura della solitudine
Paura di non farcela economicamente
Paura di eventuali ritorsioni
Gelosia morbosa
Falsa credenza di essere il fattore scatenante degli abusi
necessità di controllo della vittima rispetto ai comportamenti dell’abusante
Cosa produce l’abuso psicologico ?
Traumi e Shock emotivi ( allucinazioni, paranoie ecc.)
Disturbo post traumatico da stress
Paure generalizzate; fobie; ansia; attacchi di panico; depressione; pensieri suicidari
dipendenze e cambiamenti umorali;
attacchi di rabbia (gestualità auto ed etreolesiva)
disturbi del sonno; disturbi alimentari; disturbi della sfera sessuale
atteggiamenti compulsivi e compensativi (mangiare, fumare; bere; uso di sostanze psicotrope )
Tendenza all’eccessivo silenzio o logorrea
*Avvocato
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