Ciambriello, il pranzo con i detenuti del carcere sammaritano
– Samuele Ciambriello, garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, si è nuovamente recato in visita presso il Comando Organizzazione Penitenziaria Militare ubicato nella Caserma “Ezio Andolfato” di Santa Maria Capua Vetere. Nell’istituto di detenzione attualmente sono ristrette 69 persone (polizia di stato, finanzieri, carabinieri, polizia penitenziaria). In questa struttura esiste un campo da calcio regolamentare dotato di tribuna e uno da calcetto, c’è un’area verde piantumata a pini marittimi, attrezzata con gazebo, giochi per bambini, dondoli, scivoli, aperta ai familiari delle persone ristrette. Inoltre, c’ è un bar per i detenuti (unico caso in Italia!). Ogni cella è dignitosa, con tv, bagno, tavolo e armadietto. Notevole è l’esistenza di un’unica mensa per gli “ospiti” e per i “controllori”. Il garante oggi si è fermato a pranzo con loro. Il menù quotidianamente cambia e permette ai detenuti di poter scegliere tra diverse pietanze a self-service.
Il Garante, accolto dal direttore colonnello Gerardo Baiano e dal tenente colonnello Antonio Pellegrino, ha incontrato le persone ristrette nella sala utilizzata per il teatro, ascoltando le loro esperienze positive e le loro criticità: i tempi lunghi dei decreti attuativi, problematiche con la sorveglianza e con l’ufficio esecuzione penale esterna (UEPE).
Per il garante Ciambriello: «Questi standard detentivi che sono normalità in uno stato di diritto, dovrebbero essere presenti in tutti gli istituti penitenziari. Queste condizioni materiali e igieniche delle strutture detentive dovrebbero essere norma. Io credo che dobbiamo costruire la normalità per ogni carcere. Segnalo che anche in qualche altro istituto penitenziario campano ci sono aree di socialità in cui vi è la presenza di piastre elettriche, frigoriferi, diversi tavolini per consumazione e un televisore. Ritengo che lo spazio sia fondamentale e vitale per la socializzazione del detenuto, che gli permetta di vivere serenamente il tempo della pena. Sottolineo che vivere una pena dignitosa, modellata su standard di normalità, accessibili ai ristretti, fa evolvere la situazione carceraria verso un progressivo miglioramento della vita detentiva».
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