Francolise, al via i lavori di restauro della villa romana di San Rocco
(Comunicato stampa) -Presso la villa romana di San Rocco a Francolise (CE), si è tenuta la consegna dei lavori di restauro del sito archeologico, approvato dal Segretariato Regionale per la Campania e finanziato con fondi del programma triennale 2020-2022.
L’atto ufficiale della consegna dei lavori è avvenuto in presenza del Soprintendente, arch. Gennaro Leva, del Responsabile Unico del Procedimento dott. Luigi Onofrio Pastore e della progettista e direttore dei lavori, dott.ssa Antonella Tomeo nonché del sindaco di Francolise dott. Gaetano Tessitore e dell’assessore alla cultura prof.ssa Rosaria Lanna.
A seguito di questo atto ufficiale le attività di restauro e di messa in sicurezza avranno inizio nei prossimi giorni, consentendo di intervenire nuovamente a distanza di ca. 30 anni dagli ultimi interventi di restauro e di restituire alla sua originaria bellezza e magnificenza le strutture della villa e, in particolare, i pavimenti arricchiti da straordinarie decorazioni musive.
Il progetto, difatti, è incentrato sulla villa di S. Rocco nel territorio di Francolise, un sito di proprietà demaniale, che si colloca nel variegato contesto ambientale dell’alto Casertano. Il complesso è situato alle pendici del Monte Telefono, una delle ultime propaggini della catena del Monte Maggiore, che sovrasta la piana solcata dal Volturno.
La scoperta dell’edificio, portato alla luce negli anni Sessanta del secolo scorso, fu il frutto di un’attività di tutela e ricerca che vide la sinergia tra gli Enti territoriali di tutela ed importanti Istituti di ricerca, quali la British School di Roma e la Fine Arts University di New York. La villa, lasciata in vista e resa fruibile fin dal momento del rinvenimento, necessita di attività di salvaguardia e manutenzione che, al momento, rendono prioritario l’intervento di restauro sugli apparati decorativi, volto a preservare soprattutto le superfici musive.
L’obiettivo del progetto è quello di contrastare i numerosi fattori di degrado che agiscono sulle strutture e i rivestimenti della villa, in particolare sulle superfici musive degli ambienti residenziali della pars urbana e di migliorare la fruizione di questo straordinario edificio che occupa nella sua ultima fase di vita una superficie di ca. 4.400 mq
La villa rustica di S. Rocco nasce alla fine del II secolo a.C. in un’area ideale secondo i dettami dei più importanti scrittori antichi di agricoltura (Catone, Varrone e Columella).
Il contesto ambientale, ancora oggi carico di suggestioni, è caratterizzato da un susseguirsi di campi coltivati, in particolare uliveti, e da ampie distese verdeggianti corrispondenti all’area denominata “i Mazzoni”.
La villa romana viene costruita in una zona a confine con l’ager Falernus, che rientrava nella giurisdizione della città antica di Cales, odierna Calvi Risorta, solcata da corsi d’acqua e ricca di sorgenti naturali ricordate dalle fonti antiche per le loro proprietà terapeutiche (Fig. 2).
Questo comparto territoriale, particolarmente fertile, era occupato fin dalla preistoria, in quanto costituiva un territorio strategicamente importante e ambito per le sue risorse naturali.
Con la deduzione della colonia di Cales nel 334 a.C. questo territorio, ridefinito dai confini territoriali delle città, fu aseganto ai coloni attraverso interventi di divisioni agrarie.
Agli inizi del I secolo a.C. il territorio di Francolise viene interessato dalla fondazione della colonia di Urbana, ad opera di Silla, identificata negli anni Ottanta del secolo scorso nella località di S. Aniello nella frazione di S. Andrea del Pizzone, lungo il tracciato dell’Appia.
Con l’ausilio delle tecniche della foto-interpretazione un’équipe di studiosi francesi ha ricostruito la maglia dei diversi catasti centuriali realizzati nell’area, evidenziando la realizzazione nell’ager
Calenus di quattro catasti, con ogni probabilità dalla deduzione della colonia nel 334 a.C. fino ad età augustea.
Le attività agricole dell’area avevano i loro centri nelle ville rustiche, tra le quali rientra anche quella di S. Rocco. Si tratta di organismi di produzione di piccole, medie e grandi dimensioni, disseminati sul territorio, di cui restano tracce lungo le pendici del Monte Maggiore.
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