La sala capitolare del complesso di San Lorenzo Maggiore torna a splendere
(Mario Caldara) – Fascino, storia, bellezza sono aspetti, elementi, che a Napoli si sentono a casa e che alla città appartengono. Ci si può, per esempio, stupire dinanzi alla Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola o al Maschio Angioino, o si può rimanere incantati passeggiando sul lungomare, o, ancora, suggestionati dalle fattezze del famosissimo Cristo Velato. Napoli sa offrire davvero tanto ma è risaputo che parte del suo potenziale è ancora inespresso. Poi ci sono delle storie, quelle che hanno un lieto fine, quelle che fanno capire che l’amore per la storia della città non solo vive ma, addirittura, esplode. Dal passato di Napoli, riemerge un vecchio diamante, tornato a luccicare dopo un accurato restauro. È la Sala Capitolare del Complesso di San Lorenzo Maggiore, quel diamante. La Sala Capitolare torna a farsi ammirare con le sue volte a vela, una bellezza rispolverata, una bellezza che, dalla sua, ha un certo simbolismo storico. Realizzata durante il periodo svevo, fu voluta, così come l’intero complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, da Carlo I d’Angiò, che, di fatto, facendo importare a Napoli l’arte francese, fece sì che il complesso fosse il primo in città ad ergersi nello stile gotico. Ciò sancì una vera rivoluzione ed evoluzione, che partiva dall’urbanistica e che arrivava alla precisa volontà di far raggiungere alla città il livello di eccellenza delle altre grandi capitali del mondo. Ergendo il complesso, voleva ergere Napoli stessa, capitale del regno delle Due Sicilie. L’intero complesso, poi, durante i secoli, ha subìto diverse modifiche e interventi, che ne hanno mutato l’aspetto originariamente concepito. Difatti, da quando era interamente in stile gotico, alcuni suoi elementi sono mutati in barocco, in primis la facciata della chiesa. La stessa sala capitolare, dal suo aspetto iniziale, subì alcuni “tocchi” che la differenziavano dal passato. Luigi Rodriguez, che lavorò su commissione in diversi complessi ecclesiastici, affrescò la sala capitolare a inizio ‘600 ed è proprio a quest’ultimo che l’opera di restauro è collegata. I suoi affreschi sono stati oggetti di manutenzione, affinché la loro grandezza rimanesse inalterata dal tempo. Il risultato è stupefacente. La sala, cui si accede da est del chiostro, è tornata a vivere e, senz’altro, a far vivere un’esperienza unica al pubblico.
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