Laboratorio di teatro, il Manzoni al don Bosco con l’Aiace. Un successo!
Maria Beatrice Crisci -«Il Laboratorio del Teatro Classico è mirabilmente tornato in scena. Un’esperienza magica. Cultura, Istruzione, Educazione, Ricerca ed Innovazione che non dimenticano mai la Tradizione Classica si incrociano, si fondono, si completano arricchendosi. Nulla è lasciato al caso». Queste le parole della preside del Liceo Manzoni di Caserta Adele Vairo al termine dello spettacolo “Aiace. L’eroe è solo” andato in scena al Teatro Don Bosco lo scorso martedì sera. Un grande successo! Uno spettacolo a cura del “Laboratorio Teatro Classico” diretto dal professore Massimo Santoro. «Preziosa opera di un gruppo fantastico di docenti competenti ed appassionati – continua la dirigente – che promuovono nei nostri giovani una idea di Scuola da vivere ed amare. Ed i ragazzi rispondono così: perfetti, semplici ed orgogliosamente impegnati. La nostra scuola, il Campus Manzoni lo vogliamo vivere così. Non si misura questo bene. Ne sono fiera e grata». Dunque, un grande successo sul palcoscenico casertano per lo spettacolo che arriva a Caserta dopo aver già partecipato al Festival del Teatro Classico di Palazzolo Acreide lo scorso maggio. Con Massimo Santore che ha curato la regia e le musiche originali, Almerinda della Selva (testi e traduzioni), Titti Farina (costumi), Carmine Posillipo (scenografia), Eduardo del Prete (responsabile tecnico), Andreina Pascarella (organizzazione), Emilio Colucci (rapporti con l’Inda), Anna Troisi e Fabio Pappalardo (amministrazione), Assunta Puoti (assistenza allievi), Niccolò delle Fave (collaborazione regia), Domenico Angelino (collaborazione alle musiche), Giulia Navarra (coreografia).A presentare l’iniziativa il giornalista Antonio Luisè.
In scena: Riccardo Sergio, Giulia Busso, Martina Lauritano, Ludovica Figlioli, Simona Francioso, Chiara Vitrone, Martina Angelino, Maria Coppola, Francesca Lamberti, Raffaele Liguori, Giuliano Delle Fave, Luigi Esposito, Matteo Lino, Domenico Di Vico Favia Sorrentino, Alessia Marotta, Fernanda Zerbini, Benedetta Rotili, Annachiara Vertaldi, Gianpaola Mattiello, Giovanna Mauro. E con Domenico Angelino, Ludovica Buzzanca, Alessio De Musso Chiara Melone, Giovanna Santo.
Sono ben tredici anni di attività, quelli del Laboratorio Teatro Classico del Liceo Manzoni di Caserta, il primo Liceo della nostra Provincia, in ordine di tempo, a creare un’esperienza permanente che affonda le radici nello studio del mondo antico per poi riproporlo attraverso i codici del messaggio teatrale. Proprio come recita il titolo di “Fuoco di Prometeo”, assegnato al Liceo Manzoni dall’“Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa”, ovvero, “Ambasciatore di Cultura Classica nel territorio”. In questa lunga storia, trovano posto i prestigiosi riconoscimenti inanellati su scala nazionale dalla squadra guidata dalla Preside Adele Vairo e da un staff di docenti interni al Liceo: dal conferimento del titolo di ambasciatore ricevuto in Sicilia ormai dieci anni fa, alle due consacrazioni, nel 2017 e 2021, come “migliore spettacolo” al Festival Thauma promossodall’Università Cattolica di Milano; dall’esclusiva ed emozionante partecipazione, come unica realtà artistica scolastica, a Napoli Teatro Festival, nel 2017, nello scenario delle Terme di Bacoli, all’invito a partecipare alla Summer School di Teatro Antico promossa dall’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” nel 2019, solo per ricordare alcune tappe significative. E per tanti ex- allievi, grazie anche alle esperienze maturate presso il Laboratorio del Manzoni, l’inserimento nelle più significative accademie teatrali nazionali.
Quest’anno è la volta della trasposizione di un’opera sofoclea, l’Aiace, a cura di docenti e allievi del Laboratorio. Lo studio della tragedia ha prodotto una pièce che vede la contaminazione dell’originale con la rilettura che in epoca contemporanea ne ha fatto il poeta greco Ghiannis Ritsos: il tutto, preceduto da una suggestiva eco della guerra di Troia, tratta dalle pagine dell’Iliade di Omero. La solitudine di Aiace, quindi, che perde le sue fattezze di eroe e sfida la “civiltà della vergogna” con la propria umanità, è stata di fatti resa dalla scomposizione del protagonista che da ombra di sé stesso, così come è stata interpretata la rilettura di Ritsos, si guarda pirandellianamente vivere, e morire, tra la solitudine dei suoi marinai che fanno fatica a riconoscerlo come eroe, ma lo rispettano come uomo. Questo, in sintesi, il senso dato al titolo del dramma: “Aiace. L’eroe è solo”.
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