Salute mentale, bene prezioso a cui è dedicata una giornata

Salute mentale, bene prezioso a cui è dedicata una giornata

T. Barrella / A. Perrotta

E’ oggi la giornata mondiale della Salute mentale. Da problema di natura mistico-soprannaturale a concetto di malattia mentale come un fattore scaturente dalle dinamiche della vita umana. La salute mentale, un bene prezioso a cui è dedicata una giornata.

Il 10 ottobre si celebra  “La giornata della salute mentale”, istituita nel 1992 dalla Federazione mondiale per la salute mentale (WFMH) insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), allo scopo di sensibilizzare e rammentare come l’equilibrio psico-fisico sia determinante per una vita armoniosa. La promozione della salute mentale di bambini, giovani, adulti e anziani, diviene sempre più una vera e propria necessità; sempre più persone sono oramai consapevoli di come l’impatto e la sofferenza cagionata dai disturbi psichici, siano una fonte scatenante malessere, non solo per chi ha una problematica in atto, ma anche per chi ci circonda.

Per molto tempo il concetto di salute mentale è coinciso semplicemente all’ assenza di vere e proprie malattie mentali, ma oramai, è ben noto che il non avere una  patologia conclamata così come definita nosograficamente dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), non collima necessariamente con l’assenza di un turbamento o un perdurante malessere. L’OMS  chiarisce il concetto di salute coincida ad uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, una condizione, quindi, in cui il soggetto è in grado di esercitare le proprie funzioni all’interno del contesto sociale, di rispondere a quelle che sono le esigenze della vita quotidiana, di stabilire relazioni interpersonali soddisfacenti e mature, di partecipare in maniera costruttiva ai mutamenti dell’ambiente, di sviluppare una capacità di adattamento alle condizioni esterne e ai conflitti interni.

Che il concetto di equilibrio mentale abbia assunto nel corso del tempo connotazioni diverse, lo ha celebrato anche l’emanazione della  Legge Basaglia del  1978, che ha portato alla chiusura dei manicomi dove venivano rinchiusi ed emarginati i malati con disturbi psichici, considerati  irrecuperabili e socialmente pericolosi, e soprattutto ha ridato dignità ai malati psichici sottolineando l’importanza della centralità della persona.

Ma che l’idea di benessere intesa in senso ampio si fosse già “affacciata” come ipotesi, lo conferma anche la storia. Già secoli fa, diversi studiosi della Grecia antica, dove ancora il concetto di  salute era ancora legato alla punizione divina e agli esorcismi demoniaci, avevano cercato di  trovare il modo per “vivere meglio”.  Filosofi e scienziati come Platone (328 a.C. –348 a. C.), Aristotele, (385 a.C.- ivi 322 a.C.) e  Pitagora (587 a.C. –495 a.C.)  non si interessavano solamente a concetti morali, etici o estetici ma cercavano anche di insegnare il buon vivere. Antifonte filosofo atienese, (480 a.C. -410 a. C.), cercava di aiutare a guarire i conflitti dell’uomo, avvalendosi della persuasione e della retorica e le persone arrivavano anche da posti molto lontani per farsi “curare” da lui.

Il concetto di salute mentale è strettamente legato a quello di benessere psicofisico. Ippocrate, medico, e aforista greco (460 a.C – 377 a.C.) considerato in occidente il padre della medicina, propose una forma di terapia che osservasse in maniera puntuale anche la sintomatologia associata allo stile di vita e all’ambiente familiare; l’anamnesi si sposta quindi anche alla realtà circostante, evidentemente percepita come un fattore amplificante la patologia. Fu fra i primi studiosi inoltre, a parlare di “ somatogenesi”, quella che oggi chiameremmo appunto, psicosomatica.  Ippocrate, affermava come: “La salute positiva richiede la conoscenza della costituzione primaria dell’uomo e la conoscenza dei poteri dei vari alimenti, sia quelli naturali che quelli derivati dall’abilità umana. Ma solo mangiare non basta per la salute. Ci vuole anche l’esercizio fisico, i cui effetti devono ugualmente essere noti.” Quella insomma che secoli, dopo Giovenale, poeta latino ( 50/60 d.C.-127 d.C.) avrebbe detto con la celebre frase “Mens sana in corpore sano”.

Appare chiaro come il concetto di salute mentale sia ben più complesso rispetto alla semplice assenza di malattia o di infermità e risente dell’influenza di diversi fattori socio-economici che vanno tenuti in seria considerazione al fine di promuovere strategie di promozione e prevenzione.

L’Oms stima che  nel mondo quasi un miliardo di persone conviva con un disturbo mentalee che si verifichi un suicidio ogni 40 secondi. E’ stato dimostrato come la depressione sia una problematica piuttosto seria e che addirittura, circa il 30-40% di coloro che assistono una persona affetta da disturbi psichici, soffre a sua volta di ansia e depressione. Inoltre, il particolare momento storico che tutto il mondo sta vivendo dovuto alla diffusione del coronavirus, rappresenta un rischio concerto di far aumentare questi numeri. L’isolamento dovuto al lockdown ha inciso su molte persone in maniera negativa e per vari motivi. La variazione dei ritmi sonno-veglia, quelli dell’alimentazione, con un aumento dell’assunzione di bevande alcoliche, l’aumento degli attacchi di panico e i disturbi ossessivi compulsivi dovuti alla paura del contagio, certamente non sono solo una probabile ipotesi, ma piuttosto una triste realtà che ci si auspica possa essere contenuta.

La pandemia richiama il “mito della caverna”, un racconto di Platone nel quale la caverna rappresenta il mondo della conoscenza sensibile ed è un luogo angosciante all’interno del quale i prigionieri incatenati possono scorgere solamente delle ombre proiettate su di una parete considerandole come l’unica realtà esistente. Il lockdown rappresenta una sorta di caverna moderna, dove ognuno di noi si è trovato, costretto a fare i conti con i propri pensieri e con le “ombre” delle proprie paure, ma anche a riconsiderare le proprie priorità, i veri affetti e ad abbandonare ciò che può essere considerato superfluo o mero consumismo.

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Tiziana Barrella
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Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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