Dissare, quel termine mutuato dalla musica hip-hop
(Francesco Nacchia*) – Da circa dieci anni a questa parte la musica hip-hop ha goduto di una diffusione senza precedenti nel Bel Paese, toccando fasce di popolazione diverse per età, status sociale ed economico. Da fenomeno underground (o di nicchia se si preferisce) l’hip-hop oggi trascina l’industria musicale italiana portando con sé fenomeni linguistici in grado di radicarsi più o meno saldamente all’interno della comunità linguistica. Esempio principe è rappresentato dal prestito adattato dalla lingua Inglese dissare entrato a far parte inizialmente del vocabolario di base dei cultori dell’hip-hop per poi attirare l’attenzione di professionisti di vario tipo che operano all’interno dell’industria musicale. Oggi infatti non è raro imbattersi nel termine sfogliando riviste musicali – si pensi a un articolo uscito su Rolling Stone Italia nel mese di agosto – come pure riviste generaliste – articolo pubblicato su Panorama un paio di anni fa – a testimonianza della crescente popolarità del termine che tuttavia non risulta ancora lessicalizzato in nessuna delle maggiori risorse lessicografiche in lingua Italiana.
Il verbo dissare indica una pratica caratterizzante dell’hip hop che consiste nel citare e aggredire verbalmente un altro artista all’interno di una canzone nel perseguire scopi differenti, quali affermare la propria superiorità artistica e/o acquisire popolarità menzionando artisti più famosi. Di fianco a quest’ultima strategia pseudo-commerciale oggi la pratica dilaga anche tra artisti affermati, ad esempio in casi un cui scelte professionali siano considerate non in linea con la filosofia alla base della cultura hip-hop, si pensi al recente alterco a suon di rime tra il duo Fedez – J-Ax da una parte e Marracash – Guè Pequeno dall’altra!
In inglese il verbo to dis – utilizzato anche con variante grafica to diss – è abbreviazione del verbo to disrespect o to disparage originata all’interno della comunità afro-americana negli anni ’80, ed è oggi riportato nelle maggiori risorse lessicografiche in lingua inglese nella sua accezione primaria. Allo stesso periodo risale il suo primo uso attestato in una canzone rap, che secondo le teorie di molti potrebbe coincidere con il vero e proprio primo impiego dell’abbreviazione la cui paternità andrebbe quindi imputata a LL Cool J che nell’85 cantava “[…]Some jealous knuckleheads might try to diss […]” in I Can’t Live Without My Radio.
Per quanto riguarda la lingua inglese, l’assenza di riferimenti all’accezione attribuitale in contesto hip hop è testimonianza del fatto che l’abbreviazione to dis non abbia subito risemantizzazioni che la qualifichino come una particolare forma di disrespect. Al contrario, in Italia, giunta alle orecchie dell’ascoltatore attraverso canzoni rap di artisti afro-americani, se ne è ristretto il campo d’azione alla sola sfera hip-hop, andando a denotare una specifica forma di disrespect veicolata esclusivamente, appunto, tramite la musica. In altre parole, dissare non si è imposto come sinonimo di un qualsiasi corrispettivo italiano di disrespect –offendere, oltraggiare, insultare – ed è andato bensì a colmare un vuoto lessicale per cui nessun lessema preesistente è stato ritenuto adatto.
In aggiunta al verbo, si sono affermate anche forme derivate quali il sostantivo dissing – abbreviazione di disrepecting – a indicare l’atto di denigrazione per via musicale e l’espressione diss track a indicare una traccia in cui si attacca un artista.
* Dottorato di Ricerca in “Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche”, Università di Napoli “Parthenope”
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