Invadere con dolcezza. La lezione della Cracking Art
(Luca Palermo) – Nel corso degli ultimi decenni il tema della relazione tra arte e spazio pubblico è stato oggetto di riflessione tanto da parte della critica quanto da parte della sperimentazione artistica. I mutamenti del sistema dell’arte contemporanea, la ricerca di un rinnovato equilibrio tra pubblico e privato, tra le istituzioni ed il mercato, l’oggetto artistico visto come mezzo per una forte riqualificazione urbana e sociale, sono alcuni degli aspetti più interessanti verso cui si è indirizzata la ricerca. L’aura dell’arte, ha scritto Nicolas Bourriaud, non si trova più nel retro-mondo rappresentato dall’opera, né nella forma stessa, ma davanti ad essa, entro la forma collettiva temporanea che produce esponendosi. L’arte contemporanea non nega l’aura dell’opera d’arte, ma ne disloca l’origine e l’effetto.
Da qui la tensione dell’arte ad uscire dagli spazi museali e dalle gallerie cercando di conquistare e migliorare gli spazi esterni, i luoghi della quotidianità e l’ambiente concepito tanto quanto luogo fisico, quanto come spazio mentale e sociologico.
Ed è proprio partendo da tali presupposti che il gruppo Cracking Art ha costruito la sua metodologie di intervento nello spazio pubblico: proporre un inciampo visivo in grado di (ri) attivare luoghi e spazi, di valorizzarne aspetti e peculiarità, di alleggerirne i percorsi e di crearne altri.
Il gruppo interviene nell’ambiente e per l’ambiente: lo fa con sculture di plastica riciclata rappresentanti simpatici animaletti dai colori vivaci. Rane, suricati, lupi e chiocciole si lasciano accarezzare, fotografare e, spesso, cavalcare dal pubblico; restano impassibili all’azione umana quasi consci che la loro presenza può essere in grado di trasmettere attimi di spensieratezza in una vita sempre troppo veloce.
Negli interventi del gruppo, la dimensione temporale riveste un ruolo di cruciale importanza, dal momento che così come il tessuto e il contesto quotidiano variano con il passare degli anni, allo stesso modo l’arte nello spazio pubblico dovrebbe sapersi adattare a tali cambiamenti puntando sulla flessibilità e sulla temporalità; quest’ultima, infatti, rimuove le barriere poste alla creatività artistica e contribuisce a riattivare gli spazi scelti stabilendo un rapporto (sia esso positivo o negativo) con la comunità che dell’opera fruisce.
La pacifica invasione faunistica ha colpito anche la Reggia di Caserta che, già da qualche mese, grazie alla sinergia creatasi tra il direttore Felicori e Antonello Ricciardi, direttore della galleria Arterrima, ha adottato le simpatiche creature che sono, in breve tempo, diventate oggetto di apprezzamenti, ma anche di critiche. Ma la bellezza di questi lavori sta proprio in questo: anche la critica non fa altro che destare la curiosità di cittadini e turisti che, di conseguenza, trascorrono qualche ora in più nella residenza borbonica al fine di scovare e “giudicare” le opere.
Da qualche giorno, tuttavia, le chiocciole, i suricati, le rane e i lupi hanno intrapreso un cammino di “migrazione” da una residenza borbonica ad un’altra: a dare loro “rifugio” sarà, infatti, dall’11 al 18 settembre, il Quartiere militare borbonico di Casagiove in occasione del festival Artestate, con la speranza che, prima o poi, qualcuno di questi animali decida di “trasferirsi” in pianta stabile sul nostro territorio. La mostra Casagiove Cracking Art é a cura di Enzo Battarra.
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