Cattedrale di Calvi Risorta, perla romanica in Terra di Lavoro
– Numerosi sono gli esemplari di architetture sacre in stile romanico presenti in Terra di Lavoro e molte di esse sono ancora visibili nell’entroterra casertano, soprattutto lungo nell’area che insiste tra Capua a Montecassino; quest’ultima patria del monachesimo benedettino e centro d’irradiazione nel resto del meridione della rinnovata cultura religiosa e artistica che si affermò dopo l’anno Mille. È questo il contesto in cui si inserisce la romanica Cattedrale di Calvi Risorta, la cui costruzione venne realizzata sui resti della parte alta dell’antica cittadina di Cales.
Secondo la tradizione, l’impianto originario di questo edificio risale alla seconda metà del IX secolo, al tempo di Pandolfo Capodiferro, conte di Capua, il quale, nella stessa zona vi fece erigere anche un castello, in modo da destinare il vetusto centro in una vera e propria cittadella fortificata.
Già al tempo, la dedicazione di questa fabbrica venne fatta alla Vergine, mentre della prima metà del Millecento sono gli interventi che ne comportarono l’ammodernamento in veste romanica e che, ancora oggi, ne contraddistinguono l’intero impianto architettonico, nonostante le modifiche apportatevi nel Settecento. Gli elementi strutturali più salienti, datati al XII secolo, sono particolarmente evidenti nella parte esterna della cattedrale; oltre questi sono poi presenti diverse piccole mensole con soggetti antropomorfi, la cui funzione oltre che ornamentale era anche apotropaica. Notevole è, infine, la decorazione a rilievo dell’archivolto posto sul portale d’ingresso della facciata principale, il cui modello figurativo richiama stilemi orientali, specialmente per quanto concerne la definizione del signore degli animali, la cui tradizione iconografica affonda le radici nella Mesopotamia del IV millennio a.C.
Per quanto riguarda l’interno, esso conserva la pianta di tipo basilicale e dal punto di vista strutturale numerosi sono stati i materiali di spoglio reimpiegati, provenienti per lo più dallo stesso antico sito caleno. Tra le varie suppellettili ivi conservate, singolari sono l’ambone, composto da una pregevole lastra mosaicata e sostenuto da leoni stilofori con capitelli corinzi, e un sarcofago di età longobarda che riprende forme e motivi di epoca tardo-romana.
Oltre questi arredi sacri, suscita particolare curiosità la sedia vescovile, sia per la sua composizione sia per i suoi tipi iconografici. Concepita come un vero e proprio trono, essa è formata da un blocco marmoreo di forma triangolare, con mosaici, e da due braccioli quadrati, anch’essi impreziositi da un’elegante decorazione musiva. Oltre il suppedaneo con i leoncini, notevoli sono gli elefanti stilizzati che sostengono la sedia; animali che, nel medioevo, venivano considerati simbolo di castità e di temperanza.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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