È la notte della Befana, misteri e riti sulla prodiga vecchietta

È la notte della Befana, misteri e riti sulla prodiga vecchietta

Luigi Fusco – Una vecchia imbacuccata con il naso adunco e dalla risata un po’ maligna si aggira nelle case a cavallo di una scopa volante durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio.
Seppur dalla descrizione emergano i tratti di una figura spettrale, da far paura in pieno buio a chiunque,
non si tratta di un essere demoniaco né tantomeno di una strega, ma della tanto amata ed attesa,
soprattutto dai più piccini, Befana.
Come da tradizione nel giorno a lei dedicato, appunto il 6 gennaio, fa visita nelle case per portare ai
bambini caramelle, cioccolatini e tanti altri dolciumi, ma tali golosità sono però destinate ai fanciulli che si
sono comportati bene, altrimenti ai più discoli è destinato solo cenere e carbone.
Ai piccoli non resta che sperare in una bella sorpresa da trovare dentro le lunghe, calde e variopinte calze
che vengono appese ai camini o ai piedi dei propri letti.
Dietro tanta magia e meraviglia da far intenerire il cuore anche ai più duri c’è però anche un pizzico di
antropologia ed una storia che si perde nella notte dei tempi.
Difatti, in epoca remota, al posto dell’Epifania si celebrava la morte e la nascita della natura attraverso la
venerazione della Grande Madre, ovvero la dea Madre Natura. Tale rituale veniva consumato nel corso
della dodicesima notte dopo il Solstizio Invernale, pertanto dopo la nascita del dio Mitra, conosciuto anche come Sol Invictus. Secondo l’iconografia del tempo, il fantoccio di Madre Natura veniva rappresentato sotto le spoglie di una vecchia megera che distribuiva doni, per lo più erano i semi da cui poi sarebbero nati nuovi frutti. Dopo aver compiuto una serie di pratiche divinatorie, accompagnate da balli e canti propiziatori, il pupazzo della strega veniva bruciato così da far nascere dalle sue ceneri la giovane Madre Natura.
Ancora oggi in numerosi comuni italiani, sia al nord che al sud, c’è l’usanza di dare al rogo il fantoccio della Befana o come dicono in veneto la “vecia che brusa”.
Con l’avvento del cristianesimo invece al giorno dell’Epifania venne associata la ricorrenza del ritorno dei
morti nell’aldilà dopo esser stati in mezzo ai vivi a partire dal 2 novembre. Tra i vari riti annessi a tale
credenza c’era quello di accende una candela così da consentire alle anime dei defunti di poter recarsi
definitivamente al cospetto di Dio.

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Luigi Fusco
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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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