La Caserta di Pasolini, sui colli Tifatini cinema e pittura uniti

La Caserta di Pasolini, sui colli Tifatini cinema e pittura uniti

Luigi Fusco

– Nasceva 100 anni fa Pier Paolo Pasolini. Intellettuale a tutto tondo, scrittore, poeta, regista, saggista e anche pittore. Della sua produzione letteraria, così come dei suoi interventi critici sulla società, sulla politica, sui mass media e sui costumi del suo tempo è rimasta una grande eredità culturale, spesso scomoda e poco compresa nel suo insieme, ma sorretta da una profonda conoscenza della tradizione antica, della filologia classica e romanza, della filosofia greca e contemporanea e dell’arte medievale e rinascimentale. Elementi tutti che, nel corso della sua esistenza, riuscì a mettere insieme secondo una propria visione intellettuale: originale e onirica nel contempo.

Ormai è vicina la terra di lavoro, qualche branco di bufale, qualche mucchio di case tra piante di pomidoro, èdere e povere palanche, scrisse Pasolini per il suo poemetto Terra di Lavoro, pubblicato nel 1951. Una sorta di omaggio al territorio casertano che il poeta volle fare dopo averne subito la fascinazione del paesaggio fertile e selvaggio. Una beltà unica che seppe poi nuovamente apprezzare e mettere in risalto nel suo film Il Decameron individuando sui colli Tifatini monumenti e luoghi che, all’epoca delle riprese, erano ancora immersi nella loro originaria dimensione ancestrale.

Per il suo Decameron, ispirato all’omonima e grande opera letteraria di Giovanni Boccaccio, Pasolini si rifece alla pittura medievale, traendo spunto dagli affreschi di Giotto, provando a narrarne l’esperienza artistica che aveva svolto a Napoli per conto dei sovrani angioini. 

Alla matrice figurativa adottata per lo stesso film, Pasolini vi affiancò quella linguistica, esclusivamente basata sul dialetto napoletano, evocando così il soggiorno di Boccaccio nella città partenopea avvenuta sempre al tempo dei d’Angiò, e portando, inoltre, avanti le sue investigazioni sugli sviluppi della linguistica della narrativa italiana di età medievale.  Agli inizi di settembre del 1970 iniziarono le riprese a Casertavecchia e a Piedimonte di Casolla. Con Pasolini giunsero Franco Citti, Mita Medici, Ninetto Davoli e tanti altri attori che da tempo collaboravano con lui. Agli abitanti delle due frazioni casertane fu invece data la possibilità di partecipare al film come comparse.  

Alcune scene vennero girate nei pressi del Castello dell’antica Casahirta, le cui componenti architettoniche sono visibili nel Racconto-Cornice di Ser Ciappelletto (novella I della prima giornata), nella sequenza del mercato che si svolge nel corso della narrazione della vicenda di Andreuccio da Perugia (novella V della seconda giornata) e nel racconto di Peronella (novella VII della II giornata). 

A Piedimonte di Casolla vennero, invece, filmate un’altra scena relativa alla storia di Andreuccio da Perugia e tutto il racconto di Caterina di Valbona (novella V della quarta giornata), le cui riprese vennero effettuate per la maggiore all’interno del Palazzo dei Marchesi Cocozza di Montanara.
Pasolini con il suo Decameron riuscì a mettere insieme pittura e cinema, svelando paesaggi ed edifici storici dell’area casertana, all’epoca misconosciuti, rappresentandoli secondo una sua personalissima visione estetica, incentrata sull’esaltazione dei valori della corporeità e dedicata alla celebrazione di un mondo che è ai limiti della storia, e in un certo senso fuori dalla storia.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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