Sant’Agata, Capua festeggia la sua patrona dal mantello rosso

Sant’Agata, Capua festeggia la sua patrona dal mantello rosso

Luigi Fusco

Non solo a Catania, ma anche a Capua, si celebra, il 5 di febbraio, il dies natalis di Agata, martire cristiana del terzo secolo. Anzi, come per la nota città siciliana anche in quella capuana la santa ricopre il ruolo di patrona, tanto che in suo onore sono dedicati la cattedrale, insieme alla Madonna Assunta e a Santo Stefano, e un importante premio che, ogni anno, l’Amministrazione comunale riconosce ai capuani che si sono distinti nell’ambito della cultura e della ricerca scientifica.

La venerazione a Capua nei confronti di questa sacra figura è molto antica e ha origine con l’arrivo, nel sesto secolo, della reliquia della sua mammella. In un primo momento venne collocata nella Basilica Apostolorum, oggi duomo di Santa Maria Maggiore in Santa Maria Capua Vetere, insieme con la costola di Santo Stefano. Successivamente, con la fondazione della Capua medievale, entrambi i resti vennero condotti presso la nuova cattedrale.

Alla santa catanese sono, inoltre, legati una serie di eventi prodigiosi rimasti nella storia locale. Al riguardo, ce n’è uno, in particolare, la cui narrazione è tuttora presente nella memoria collettiva capuana. L’episodio è relativo all’invenzione della sua mammella. Questa, era stata allocata, da tempo immemore, all’interno di un piccolo tempio innalzato al di sopra del monumentale campanile romanico della cattedrale. A seguito del crollo di questa struttura, avvenuto durante il terremoto del 1456, venne ritrovata per poi esser risistemata, dal cardinale Giordano Caetani d’Aragona, nella Torre del Tesoro della medesima cattedrale.

In occasione della sua solennità, viene, invece, esposto il suo busto reliquiario in argento, opera realizzata, agli inizi del Settecento, dall’orefice napoletano Giovan Battista Buonacquisto. Invocata contro la peste, ma anche per arrestare eruzioni e terremoti, la consueta iconografia di questa santa è, spesso, assimilabile a quella di un’eroica popolana, mistica e sensuale allo stesso tempo. Nella stessa cattedrale si conserva, poi, anche un pezzo del manto di Sant’Agata che, secondo la leggenda, venne utilizzato da una pia donna per coprire la santa mentre veniva adagiata sui carboni ardenti. Un’altra versione riporta, invece, che lo stesso mantello era di colore bianco, ma divenne rosso al solo contatto con il fuoco della fatidica brace del martirio.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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